Hanno qualcosa in comune gli attacchi speculativi ai Paesi deboli dell’area euro e lo scandalo Murdoch? Forse sì; forse entrambi sono manifestazioni di un unico processo, che molti chiamano declino dell’Occidente. Il declino della cultura occidentale è iniziato negli anni Ottanta, quando l’economia ha cominciato a lasciare il posto alla finanza: alla produzione di soldi per mezzo di soldi. Gli imprenditori occidentali hanno cioè smesso di produrre beni durevoli e cominciato a speculare in borsa: investimento che, a breve termine, è sembrato molto più redditizio.
È apparso allora il Casinokapitalismus, che ha arricchito poche persone producendo invece, per tutti gli altri, fallimenti su fallimenti: l’ultimo dei quali con la grande crisi dei mercati immobiliari. In compenso, il capitalismo finanziario è riuscito a cambiare i nostri valori: non più progresso, lavoro, produzione, ma rapido arricchimento, consumo e, per dimenticarsi più facilmente del futuro, tanto intrattenimento. Gli imperi mediatici di tycoon della comunicazione come Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi, così, hanno finito per soppiantare le grandi corporation industriali anche come punti di riferimento della politica.
In questo scorcio d’estate, alcuni di questi nodi stanno venendo al pettine. La speculazione, dopo i Paesi minori dell’area euro, ha cominciato ad attaccare i Paesi maggiori. Ora tocca all’Italia, percepita come politicamente allo sbando; e in effetti è vero che ormai si affida, come unica credenziale di serietà, a un tributarista lombardo, il prof. Giulio Tremonti. Ma soprattutto monta ogni giorno di più, nei Paesi anglosassoni, lo scandalo Murdoch: fra arresti e suicidi di collaboratori, dimissioni dei capi di Scotland Yard e gravi imbarazzi per il leader conservatore inglese David Cameron.