Discutere di istruzione, di programmi e prospettive per il futuro, tra delusioni e aspettative: un impegno per le istituzioni e la politica, un argomento di studio per gli specialisti, una realtà, la quotidianità, delle famiglie. Studenti, docenti e genitori condividono le stesse richieste di giustizia e di efficienza. Come deve essere strutturata l'istruzione per essere giusta? A quali valori dovrebbe ispirarsi? Che ruolo ha e dovrebbe avere l'istruzione nella gestione delle differenze sociali tra gli studenti?

Equità e merito nella scuola. Teorie, indagini empiriche, politiche, è un libro che ha lo stesso potere attrattivo di una composizione di Piet Mondrian: preciso come le sezioni auree perfettamente accostate, espone gli argomenti come colori, da seguire con lo sguardo per comprenderne l'insieme. Le definizioni sono le linee scure che fanno da guida nel corso della lettura. Una volta arrivati all'ultima pagina ci si allontana con un senso di chiarezza e di speranza. Di Luciano Benadusi, sociologo dell'Educazione, professore ordinario e onorario all'Università di Roma La Sapienza, e di Orazio Giancola, professore associato di Sociologia dei sistemi educativi e di Metodologia e tecnica della ricerca sociale applicata all'Università di Roma La Sapienza, il volume è stato pubblicato nel 2021 da Franco Angeli per la collana Innovazione, educazione, società (Ies).

Obiettivo del testo è analizzare il problema della diseguaglianza nell'istruzione, offrendo una proposta di rinnovamento dell'attuale sistema scolastico. Attraverso il confronto tra le teorie e le ricerche empiriche che hanno affrontato il tema, l'opera mette in rilievo il contributo e il valore di entrambi gli approcci

Obiettivo del testo è analizzare il problema della diseguaglianza nell'istruzione, offrendo una proposta di rinnovamento dell'attuale sistema scolastico. Attraverso il confronto tra le teorie e le ricerche empiriche che hanno affrontato il tema, l'opera mette in rilievo il contributo e il valore di entrambi gli approcci. Il carattere multidisciplinare e pluralista emerge dalla presentazione delle teorie filosofiche, sociologiche, dallo spazio dedicato agli studi empirici e all'analisi delle politiche. La scelta dei contenuti e la struttura espositiva, insieme alla chiarezza dello stile e la cura per la sintesi, lo rendono un volume unico, didattico e politico allo stesso tempo.

Quattro capitoli oltre a introduzione e conclusione: i primi due sono dedicati rispettivamente alle teorie normative e al senso comune; segue uno sguardo al contesto europeo attraverso l'analisi di studi empirici; l'ultimo capitolo riunisce infine i punti chiave toccati nel corso del testo, soffermandosi sul tema delle differenze sociali, confrontando sistemi differenti e la loro evoluzione nel tempo.

Alcune definizioni per comprendere il punto di vista degli autori: equità e giustizia distributiva vengono usate «in modo scambievole» quando si valuta il modo di ripartire i servizi educativi, ma in una concezione ampia e pluralista che non dà per scontato che la giustizia debba essere letta necessariamente come eguaglianza. La meritocrazia viene distinta in «spuria» e «pura». La meritocrazia spuria è per gli autori quella «classica», per loro meglio definibile come «meritismo». Concepisce l'equità come opposta all'eguaglianza, partendo dal presupposto che la selezione dei ruoli sociali debba avvenire in base alle competenze, inevitabilmente diverse, degli esseri umani. La meritocrazia pura è invece per gli autori la versione egualitaria del merito, l'eguaglianza delle opportunità, le cui radici storiche si trovano nella tradizione sociologica, con Emile Durkheim, Talcott Parsons e Michael Young, e per quanto riguarda la filosofia nell'opera di John Rawls. Gli autori tengono conto della critica di Rawls al merito, ma mantengono l'accostamento eguaglianza di opportunità e meritocrazia pura. Questa scelta terminologica deve essere tenuta in considerazione nella lettura, insieme alla dicotomia basata sulla purezza.

Vengono anche presentati il neoliberismo e libertarismo, volutamente distinto dalla meritocrazia classica, l'eguaglianza delle capacità di Amartya Sen e Martha Nussbaum e l'eguaglianza delle condizioni per l'inclusione. L'approccio delle capacitazioni viene considerato dagli autori un prezioso punto di riferimento per l'istruzione, un possibile paradigma, a condizione che riesca a completare il raffinato apparato teorico con efficienti ricerche empiriche. L'inclusione viene caratterizzata dall'eguale rispetto e dalla formula «nessuno resti indietro». Alla luce delle evidenze empiriche gli autori si dimostrano a favore di un approccio pluralista, che tenga conto della necessità di selezionare i criteri di equità e di combinarli a seconda del livello e del contesto considerato. La necessità di contestualizzare valori inevitabilmente incompleti porta a una prospettiva normativa che integra eguaglianza di opportunità, delle capacitazioni e delle condizioni.

Illuminante la tesi relativa al ruolo del merito nell'istruzione esposta: «È vero che esistono interpretazioni inaccettabili dell'equità meritocratica ma non si può pensare a una scuola e a una società giusta dove il "meritare" o il "demeritare" qualcosa non faccia parte del proprio corredo regolativo e valutativo». Se spogliato dalla veste spuria e indirizzato verso il tema dell'incentivo più che sulla logica della performance, il merito potrebbe e dovrebbe essere parte dei valori su cui si struttura un sistema scolastico, per evitare inefficienze pericolose per il sistema. Allo stesso tempo però, gli autori si riservano di considerare il momento di sviluppo durante il quale promuovere una selezione di tipo meritocratico: se applicato troppo precocemente, il merito «ricadrebbe sotto un severo giudizio di iniquità».

Lo spazio dedicato al senso comune offre al lettore uno sguardo sul modo in cui la giustizia scolastica viene percepita da un lato, e l'influenza del livello di istruzione nel modo di concepire la giustizia, dall'altro. Emerge l'importanza del rispetto, dell'eguaglianza di risultati, delle pari opportunità e del merito per chi vive la scuola, riproponendo quel pluralismo di valori delle teorie normative. Tristemente si svela anche un senso di sfiducia generalizzato da parte degli studenti. Ma come misurare l'equità, come valutare un sistema scolastico? Dalla analisi dell'impatto delle differenze sociali, personali e di struttura, sui risultati scolastici, il testo punta a descrivere le diseguaglianze in istruzione e a ricercarne le cause. Il modello utilizzato tiene conto delle influenze sociali e familiari, ma anche della struttura scolastica come istituzione.

Tra i moltissimi riferimenti al caso italiano: l'influenza delle differenze di background culturale e familiare sulla scelta dell'istituto da frequentare, il maggior peso sociale associato alla scelta del Liceo rispetto al Tecnico, il vantaggio dell'area settentrionale rispetto al resto dell'Italia, sono fattori che rendono conto del disagio avvertito dai cittadini in tema di scuola. Allo stesso tempo però, nel confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia risulta più forte per quanto riguarda l'equità rispetto alla qualità dell'educazione. Gli autori suggeriscono un ripensamento degli ordinamenti della scuola secondaria: «Il tracking a 14 anni abbatte il livello delle competenze di base nelle filiere tecnico-professionali tanto da compromettere lo standard di qualità dell'intero sistema».

Agire sull'istruzione significa agire sulla cultura di domani, sul futuro dei cittadini e sul modo in cui essi eserciteranno i loro diritti e le loro libertà. Agli studenti, ai docenti, agli accademici, ai politici, questo libro può offrire chiarezza, competenza, consapevolezza e speranza

Il capitolo conclusivo offre un brillante esempio di come la sinergia tra filosofia, sociologia e politica possa instaurarsi. Punto di partenza è la distinzione teorica di Raymond Boudon tra effetti primari, legati alle caratteristiche personali e genetiche, risultato del contesto familiare di crescita della persona, ed effetti secondari, relativi alle scelte della famiglia e dell'individuo. Scegliere l'approccio normativo nei confronti dell'istruzione dovrebbe portare a scegliere quali effetti siano considerati ingiusti, e di conseguenza le politiche volte a contrastarli o a contenerli per favorire l'equità. Se gli effetti primari vengono considerati determinanti, saranno necessarie politiche di promozione della qualità, efficienza ed equità nella scuola della prima infanzia. Interessante è anche il confronto tra sistemi comprensivi e selettivi: solo un'azione congiunta volta a contrastare effetti sia primari sia secondari può favorire l'equità nell'istruzione, insieme all'attenzione non solo per la scuola a livello generale, ma anche per le classi e i singoli istituti.

Equilibrio tra i valori, coerenza delle politiche, concretezza delle analisi, per riportare l'equità al centro delle politiche per l'istruzione. Benadusi e Giancola concludono mettendo in luce quella che chiamano una delle missioni della scuola, la formazione democratica. Agire sull'istruzione significa agire sulla cultura di domani, sul futuro dei cittadini e sul modo in cui essi eserciteranno i loro diritti e le loro libertà. Agli studenti, ai docenti, agli accademici e specialisti della filosofia politica e dell'istruzione, ai politici, questo libro può offrire chiarezza, competenza, consapevolezza e speranza.