La vicenda delle nomine per le posizioni di vertice nell’Unione europea non è ancora giunta al termine ma è già ricca di insegnamenti, sul presente e sul futuro del processo d’integrazione.
Non sono certo una novità i complicati bilanciamenti richiesti in un passaggio chiave per un’Unione a 28 (27, con il Regno Unito ormai fuori dai giochi). La necessità di tenere conto di vecchi e nuovi Stati membri, di diverse aree geografiche, delle famiglie politiche, dell’equilibrio di genere rende meno incomprensibili le acrobazie affrontate dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo.
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