Dal 1951, anno di nascita della rivista, sono stati pubblicati
oltre 500 fascicoli. È possibile consultare tutti gli indici completi
e, a partire dal 1997, acquistare i singoli articoli.
Il saggio d’apertura di Francesco
Tuccari è una guida densa ed efficace alle ragioni profonde della
crisi attuale; ad esso sono utili complementi l’articolo sul
ritorno della diseguaglianza di Melloni e Soci e la recensione di
Magali Sarfatti Larson all’importante libro di Block e Somers
su The Power of Market Fundamentalism.
Il saggio d’apertura di J.H.H. Weiler
chiarisce subito una verità drammatica: sta crollando un quadro
relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza
internazionali. E non sono good news per noi
europei.
I lettori avranno tra le mani la
rivista dopo le ferie estive, mentre questo editoriale viene
scritto prima: ci auguriamo che il clima sarà allora cambiato,
perché quello che si percepisce adesso, e trapela da questo numero,
non è certo entusiasmante.
Apriamo con Avishai Margalit e la sua
tesi originale e profonda, che fa riflettere se si pensa all’Europa
e all’assenza di un demos europeo: la vera
libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel
proprio Paese.
Con le elezioni europee quest’anno è
in gioco qualcosa di più importante del solito: un censimento pro o
contro il tentativo di procedere e insistere sulla strada
dell’unità europea. È in questo modo che gli autori degli articoli
europei qui presentati leggono la crisi del grande progetto di
Unione.
Il numero è aperto da un saggio di
Michele Salvati che, richiamandosi ironicamente ai vecchi standard
da congresso di partito, tenta quella che si sarebbe detta un tempo
l’«analisi della fase».
Una rivista di cultura e politica,
qual è «il Mulino», non può che continuare a fare, come meglio
riesce e come meglio crede, il proprio lavoro di analisi e di
proposta. Così è anche in questo numero, che viene pubblicato, per
citare il libro di Wolfgang Streeck richiamato da Michele Salvati,
mentre la crisi del capitalismo democratico è solo rinviata.
A che punto siamo nel cammino sulla
strada verso la normalità? Anche in questo numero abbiamo voluto individuare temi
e proposte per comprendere e analizzare il complicato percorso che
il nostro Paese sta compiendo.
In apertura, in questo fascicolo
Michele Salvati svolge un ragionamento economico e insieme molto
politico sul futuro dell’Europa a partire dal futuro dell’euro. Il
suo articolo tratta della necessità di affrontare tanto il problema
dell’attuale fase recessiva, quanto quello delle riforme necessarie
a dare una prospettiva di sviluppo nel lungo periodo.
“Conoscere per deliberare”, intima un
vecchio adagio. Questa la principale missione della nostra rivista,
che si manifesta in questo numero sia nel saggio di apertura,
affidato a Paolo Pombeni, sia nei quattro dedicati al presidente
della Repubblica (il primo dei quali, di Enzo Cheli, scaricabile
liberamente), sia in quelli inclusi nel “caso italiano”, cui
vanno aggiunti il “confronto” sui laureati in Italia, l’articolo di
Settis su L’Aquila e quello sul bilancio comunitario di Quadrio
Curzio.
Aperto da un ampio articolo di Nadia
Urbinati, questo fascicolo ospita molta economia, ma anche
interventi di analisi politica. Sul voto alcune prime
considerazioni vengono dal consueto lavoro di ricerca dell’Istituto
Cattaneo.
Le celebrazioni per i 150 anni
dell’Unità hanno messo in luce come molti dei problemi italiani
vengano da lontano. È il caso della perenne questione meridionale,
affrontata da Paolo Macry nel pezzo di apertura
(liberamente scaricabile dal
sito).
Un numero incentrato su alcuni
temi-cardine, di stretta osservanza mulinesca: innanzitutto
l’Europa – Alberto Martinelli apre il fascicolo riflettendo sulle
minacce del nazionalismo;
Per l'Italia non è possibile neppure
ipotizzare uno scenario di crescita, culturale ancor prima che
economica, se non inserendone i problemi in un contesto europeo e
internazionale.
Aperto da un articolo di Michele
Salvati sulle categorie di destra e sinistra e caratterizzato da un
insieme di interventi sul confronto fra cultura scientifica e
cultura umanistica in Italia, questo numero affronta alcuni dei
blocchi alla crescita, certamente non solo economica, del nostro
Paese.
Gran parte del numero è dedicato ai temi del lavoro, nelle sue
diverse accezioni. In un momento difficile per il modello italiano
di capitalismo (Sandro Trento) e in gran parte nuovo e incerto per
le relazioni industriali così come le abbiamo conosciute sino a
ieri (Giuseppe Berta), non manca un’attenta e dettagliata
ricostruzione del modello di riforma elaborata dal governo Monti
(Marco Leonardi e Massimo Pallini).
La legge elettorale resta al centro
dell'attenzione: Panebianco e Pasquino intervengono in risposta a
Salvati; Martelli e Olivetti riprendono il tema nel contesto del
recente dibattito istituzionale.
Aperto da un articolo di Martha
Nussbaum, questo fascicolo analizza in diverse direzioni le
possibili vie da percorrere per mettere a punto una strategia di
uscita dalla crisi. La nuova fase politica che si è aperta
dopo la nascita del governo Monti e il bisogno di ridare fiato a un
discorso di tipo riformista sono al centro dell’articolo di Michele
Salvati, cui replica l’intervento di Pasquale Pasquino.
L'epilogo del berlusconismo impone
una interpretazione delle dinamiche in atto nella società italiana
quanto meno negli ultimi due decenni: dell'egemonia politica e
culturale del centrodestra si occupano, pur con tagli differenti,
gli articoli che aprono e chiudono questo fascicolo, a firma di
Piero Ignazi (articolo scaricabile gratuitamente dal sito) e
Saveria Capecchi.
Pochi periodi appaiono, come
l’attuale, segnati da un diffuso sentimento di impotenza verso una
classe politica, a cominciare da quella che occupa i banchi del
governo, incapace di indirizzare gli anni a venire verso una svolta
netta e condivisa, finalmente di crescita.
Improvvisamente, nell'arco di pochi
giorni, a metà luglio la percezione dello stato di salute
dell'economia italiana è cambiata di colpo. Si è tornati a parlare
di mancata crescita e scarsa competitività.
Wikipedia, inteso soprattutto come
caso di cooperazione sociale di massa, è l'oggetto dell'articolo di
apertura affidato a Giovan Francesco Lanzara. Roberto Cartocci
affronta la secolarizzazione italiana nelle sue diverse
manifestazioni al Nord e al Sud, mentre Andrea Morrone traccia un
profilo critico della riforma per la giustizia.
Aperto da un saggio di Paolo Prodi su
monoteismi e religioni politiche, questo secondo numero ospita, tra
gli altri, un contributo di Carlo Galli sulla dimensione
trasgressiva che domina la scena politica italiana, Alessandro
Rosina che torna sul mancato ruolo dei giovani in Italia, Antonio
Massarutto sulla gestione dell'acqua, Pier Paolo Pani che fa il
punto su uso e prevenzione delle droghe, Giulia Garofalo sul lavoro
sessuale in alcuni Paesi europei, Piero Ignazi sui fatti e le
tendenze dell'agire politico in Italia, oggi spesso ai confini
della realtà.
Il primo numero del "Mulino" usciva
il 25 aprile del 1951. Con questo 1/2011 si inaugura dunque la LX
annata della rivista. Uscito senza alcuna interruzione, oggi come
allora “il Mulino” si pone l'obiettivo di affrontare le questioni
centrali del vivere civile con spirito critico ma anche con
autorevolezza e obiettività.
Il catalogo dei problemi italiani è
ormai lunghissimo, e a poco pare sia servito sinora consultarlo.
L’Italia che si avvia a chiudere il 2010 nel pieno di una crisi
politica appare sempre più ripiegata su se stessa: senza una classe
dirigente, senza prospettive di crescita diffusa.
In tempi di isteria mediatica, la
dimensione dello spazio pubblico (oggetto dell’articolo di Roberto
Escobar) è sempre più centrale. Solo da un dibattito pubblico
decente, infatti, può prendere le mosse una politica di
cittadinanza in grado di sbloccare l’impasse in cui rischia di
trovarsi la democrazia italiana.
Aperto da un ampio contributo del
premio Nobel Amartya Sen, il quarto numero dell’anno tocca molti
dei temi tradizionalmente seguiti sulle pagine del “Mulino”.
Aperto da un ampio intervento di
Laura Bazzicalupo sulle forme contemporanee della rappresentazione
politica, il terzo fascicolo dell'anno ospita tra gli altri
articoli sull'attualità italiana (come quelli dedicati alla Lega,
al cattolicesimo poltico, al conflitto tra diritto e democrazia),
sulla crisi europea successiva all'esplosione del caso greco, sul
nuovo corso della politica britannica, sull'implausibile ipotesi di
una guerra contro l'Iran di Ahmadinejad.
Se, come ricorda Nadia Urbinati in
apertura di questo numero, non è possibile creare una forma di
governo migliore della democrazia, è con il sistema democratico di
cui possiamo godere che occorre confrontarsi ogni giorno.
Con questo numero si inaugura la LIX
annata del «Mulino». In questo primo fascicolo, aperto da Mauro
Barberis, merita una segnalazione particolare l’articolo di Valerio
Onida che, inquadrando la questione generale dei rapporti tra
politica e giustizia in Italia, respinge al mittente le accuse di
parzialità rivolte alla Corte costituzionale.