Negli Stati Uniti, oggi, la legislazione sull’aborto è sottoposta a forti tensioni. A dire il vero, si tratta di tensioni che caratterizzano il mio Paese da quando l’aborto è stato legalizzato con la storica sentenza della Corte suprema del 1973, Roe contro Wade. Tuttavia, il 2021 si sta rivelando un anno particolarmente delicato a causa di due episodi – uno nello Stato del Texas e l’altro nello Stato del Mississippi – che hanno riproposto la questione dell’aborto davanti alla Corte suprema americana. Da quando, un anno fa, si è consolidata al suo interno una maggioranza di stampo conservatore, si tratta dei primi due casi sostanziali su cui la Corte è chiamata a esprimersi.

Entrambi i casi riguardano i limiti, stabiliti dalle rispettive leggi statali, oltre i quali l’aborto è proibito. Nel difendere tale termine, tanto lo Stato del Texas quanto quello del Mississippi sono arrivati a chiedere alla Corte suprema di rovesciare l’affermazione fondamentale che deriva dalla sentenza del ‘73: il diritto delle donne di interrompere una gravidanza prima che il feto sia «vitale», senza che lo Stato possa intervenire per impedirlo.

Gli Stati di Texas e Mississippi hanno riproposto la questione dell’aborto davanti alla Corte suprema americana, chiedendo di rovesciare la stessa sentenza del ’73 che l’ha legalizzato

«Vitalità» è un termine medico utilizzato in un contesto normativo per indicare il primo momento in cui gli Stati possono agire legalmente per mettere fuori legge l’aborto. In base a tale disposizione generale, solo allorquando un feto può essere in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero, l’aborto può essere proibito. Tale termine, generalmente, si considera attorno alle 24 settimane. E proprio da qui prende le mosse il tentativo dei legislatori dei due Stati per aggirare gli ostacoli alla loro crociata antiabortista.

Nel 2018, il Mississippi ha vietato gli aborti dopo le 15 settimane. Poiché la vitalità fetale a 15 settimane è impossibile – i polmoni non sono sufficientemente sviluppati per sostenere la respirazione – questo ha indotto chi offre la possibilità di abortire nello Stato del Mississippi a fare causa per dichiarare incostituzionale la legge. La Corte suprema ha accettato di discuterne e ha identificato il caso in questione: i divieti di aborto in una fase pre-vitale (20 settimane, 15 settimane, 10 settimane ecc.) sono tutti incostituzionali? Il dibattito in aula è previsto per il prossimo 1° dicembre.

Nel frattempo, ci potremmo chiedere perché il Mississippi dovrebbe approvare una legislazione che evidentemente non soddisfa uno standard costituzionale come quello della vitalità del feto. La risposta è legata alla tattica. Nei cinquant’anni trascorsi dalla storica sentenza Roe contro Wade, gli Stati conservatori, non potendo vietare completamente l’aborto, hanno tentato di regolamentarlo fino a decretarne la fine. Hanno infatti approvato migliaia di leggi, ognuna delle quali ha reso l’aborto sempre più difficile da ottenere per le pazienti ‑ legalmente, emotivamente e finanziariamente – e da praticare da parte dei medici. La strategia seguita da questi Stati è chiara: anche se l’aborto non può essere proibito fino alla vitalità, potrebbe essere progressivamente depotenziato attraverso l’emanazione di norme sempre più costrittive e difficili da rispettare. Ne sono un esempio l’imposizione di requisiti di «salute e sicurezza», costosi ma non necessari; oppure la negazione alle donne povere di finanziamenti pubblici; sino alla richiesta alle donne di sottoporsi a ecografie prima che possa essere acconsentito loro di abortire legalmente.

Questa sorta di iper-regolamentazione si è rivelata una tattica utile politicamente, mentre il vero «gioiello della corona» – il rovesciamento della sentenza del ‘73 – è assicurato. Roe contro Wade, infatti, ha creato un precedente vincolante; quella sentenza fa parte della «legge del Paese». Ma i precedenti a volte possono essere abbandonati, e questo è esattamente ciò che le forze anti-abortiste stavano aspettando: la sostituzione di giudici liberali o centristi con giudici conservatori che si possano opporre all’aborto. Grazie a Donald Trump, sono stati nominati tre giudici conservatori radicali (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh ed Amy Coney Barrett) per i tre posti che si sono resi vacanti durante la sua presidenza.

All’inizio di quest’anno, gli Stati conservatori hanno sentito odore di vittoria e sono intervenuti con una legislazione particolarmente azzardata per portare a casa il risultato. Il Texas ha promulgato il Senate Bill 8 (SB8) che proibisce qualsiasi aborto oltre le sei settimane dalla data del concepimento (sei settimane è considerato il momento nel quale un «battito cardiaco fetale» diventa percepibile, anche se in un embrione così precoce non c’è ancora un cuore sviluppato). Dal momento che solo il 15% delle donne del Texas abortiscono in quella fase iniziale della gravidanza – fosse solo per il fatto che entro quel termine sono molte le donne che non sanno ancora di essere incinte – il restante 85% di donne texane incinte che altrimenti avrebbero scelto l’aborto nel loro Stato di origine, ora, per potere abortire, stanno invadendo le cliniche degli Stati vicini per cercare di ottenere rapidamente un appuntamento.

Il divieto delle sei settimane non è però l’unico aspetto vergognoso della SB8. Oltre al limite di tempo sostanziale, il Senate Bill del Texas presenta una bizzarra dimensione procedurale. La legge proibisce a qualsiasi funzionario del Texas di far rispettare lo Statuto: niente polizia, niente funzionari amministrativi, niente giudici. Invece, la SB8 esternalizza l’applicazione della legge all’intera popolazione civile degli Stati Uniti che può fare causa a chiunque (eccetto la donna stessa) procuri o aiuti a procurare un aborto in Texas dopo sei settimane. In linea di principio possono essere così citati in giudizio medici, infermieri, tassisti, consulenti, o chiunque altro aiuti la donna; se hanno successo, i querelanti recuperano almeno 10 mila dollari.

Oltre a creare una rete nazionale di sorveglianza e vessazioni, quali altre conseguenze produce una norma come questa che delega a comuni cittadini poteri esecutivi propri dello Stato? Qui entra in gioco il diritto costituzionale americano. Se nessun funzionario statale fa rispettare la legge, allora nessun funzionario statale può essere citato in un tribunale federale dai sostenitori dell’aborto che vogliono dimostrare la incostituzionalità della SB8. L’obiettivo, quindi, sembra essere quello di escludere da ogni ipotesi di revisione giudiziaria la disposizione delle sei settimane dal SB8 texano. Il Texas sta cercando di infischiarsi della Corte suprema dicendo: «Vedi se puoi dichiarare incostituzionale questa norma incostituzionale! SB8 è a prova di sentenza!».

I precedenti a volte possono essere abbandonati, e questo è esattamente ciò che le forze anti-abortiste stavano aspettando: la sostituzione di giudici liberali o centristi con giudici conservatori che si possano opporre all’aborto

Ma non tutti sono stati spaventati dallo schema seguito dal Texas. Il 9 settembre, il Dipartimento federale di giustizia lo ha citato in giudizio sostenendo che gli Stati Uniti hanno il dovere di difendere i diritti costituzionali dei cittadini se questi vengono negati da uno Stato. Il Dipartimento ha identificato due forme di privazione dei diritti nella SB8: il divieto di sei settimane e il tentativo del Texas di proteggere tale divieto davanti a un tribunale federale, sostenendo che gli Stati Uniti non avrebbero alcun diritto di interferire con la SB8. La Corte suprema ha accettato di «accelerare» i tempi per decidere la questione – se gli Stati Uniti possono o meno portare questa azione contro il Texas – e le parti discuteranno il caso il prossimo 1° novembre (sarà possibile seguire i dibattiti qui).

È importante notare che la Corte suprema ha rifiutato di sospendere nel frattempo l’efficacia della SB8, rendendo così tristemente complicata la vita riproduttiva di molte donne incinte. Ad eccezione di quelle poche che identificano rapidamente la loro gravidanza e possono fissare un appuntamento in una delle poche cliniche rimaste in Texas, le altre rimarranno escluse. Il rifiuto della Corte di bloccare la SB8, inoltre, può essere un segnale nei confronti dei livelli più bassi del sistema. Infatti, quasi tutti i tribunali di livello inferiore che si occupano della questione, durante il contenzioso hanno deciso di sospendere leggi analoghe.

Dove porta tutto questo? Se la Corte nel caso del Mississippi dovesse abbandonare il criterio della vitalità del feto, dovrebbe intervenire sulla legge. Ma come? Si potrebbero forse demandare ai singoli Stati la decisione in merito alla legge sull'aborto? Di sicuro possiamo vedere dove stanno andando gli Stati guidati dai conservatori repubblicani: non vedono l’ora di poter individuare il primo appiglio per vietare l’aborto. La possibilità ha spaventato i sostenitori pro-choice, così come tutti coloro che nell'ultimo mezzo secolo si sono basati sul criterio della vitalità. La Corte sostituirà qualche altro indicatore cronologico per segnare il momento in cui l’aborto può trasformarsi in un crimine? Dodici settimane? Oppure un battito cardiaco percepibile con uno stetoscopio?

Se vuole, la maggioranza conservatrice della Corte dispone ora dei voti (6 giudici su 9) per rovesciare la sentenza del ‘73. Ma forse sotto la guida del presidente Robert potrebbero trovare una strada per rendere giustizia all'aborto legale, che negli ultimi cinquant'anni ha permesso a donne e uomini di pianificare le proprie famiglie e le rispettive carriere. Non vi è dubbio che lo schema del Texas per rimuovere le Corti federali dal nostro sistema di protezioni costituzionali non stia in piedi, anche perché quella manovra potrebbe non limitarsi ai diritti abortivi ma rischierebbe di rendere possibili follie simili da parte di altri ordinamenti giudiziari su questioni di ogni tipo. Sembrerebbe dunque impossibile immaginare che la stessa Corte suprema arrivi a smantellare in modo così profondo il sistema legale.

O, forse, la nuova maggioranza conservatrice, in nome della legittimità giudiziaria, ridurrà al minimo qualsiasi ritocco all'attuale giurisprudenza sull’aborto e «darà un calcio al barattolo lungo la strada», cioè manterrà qualcosa di simile allo status quo. Almeno per ora.

 

[Traduzione di Bruno Simili]