Nel 2005, quando ha 26 anni, Mauro Pompei, «romano de Roma», e Alice Trippi, sua coetanea e allora compagna, entrambi forti lettori e con studi universitari alle spalle (Filosofia lui, seguita da una breve esperienza di lavoro in una libreria, Storia dell’arte lei), si accorgono di non sopportare più la vita nella capitale e decidono di salire a Pistoia, città di origine di Alice, per aprire una loro libreria.

Non il solito negozio di libri: i due fin da subito hanno chiaro in testa quello che vogliono. Intanto una libreria di proposta con la saggistica ben visibile sugli scaffali anche a scapito della narrativa; il rifornimento preferibilmente con distributori indipendenti; poi ai clienti dovrà essere offerta l’opportunità di godersi un buon tè seduti sui divanetti di un angolo di lettura/conversazione; e ci dovrà essere anche lo spazio per allestire piccole ma raffinate mostre d’arte e per presentare libri e autori che i due giovani librai, in piena autonomia di giudizio e senza i condizionamenti di mode e classifiche, decideranno di ospitare. Scelte arrischiate. «Sì – ricorda oggi Mauro – ma vuoi mettere la soddisfazione quando il libro Donzelli della Kristeva su Hannah Arendt vendette più dell’Harry Potter ammazza classifiche uscito quell’anno?!».

Due locali in una via che è sì nel centro storico, ma nascosta: via dell’Ospizio, nel nome un destino, stretto budello lastricato senza altri negozi, praticamente il retrobottega delle animate strade pistoiesi dello struscio e del commercio

Trovano due locali in una via che è sì nel centro storico, ma nascosta: via dell’Ospizio, nel nome un destino, stretto budello lastricato senza altri negozi, praticamente il retrobottega delle animate strade pistoiesi dello struscio e del commercio. Con due-tre clienti al giorno che entravano a sbirciare e magari non compravano nulla, come ha fatto «Lo Spazio di via dell’Ospizio» a sopravvivere? Caparbietà autolesionistica?

«Anche quella, certo – ammette Mauro – e a volte l’aiuto concreto delle famiglie, ma soprattutto il fatto che fin da subito intorno a noi si è raccolto un gruppo di appassionati lettori poi cresciuto nel tempo che ci ha sostenuto comprando libri, partecipando alle presentazioni, frequentando il negozio anche soltanto come luogo d’incontro o d’appuntamento. Da noi facevano conca persone dagli interessi comuni. Comprare i libri da noi era un gesto non soltanto di solidarietà, ma anche di protesta, una scelta di campo contro lo strapotere delle majors editoriali».

Non è un dettaglio ricordare che buona parte del gruppo di affezionati sostenitori di quell’avventura libraria era costituito dal cerchio magico (absit iniuria verbis) composto da amici, discepoli, ex allievi ed estimatori del maggior poeta vivente pistoiese, Roberto Carifi, che per anni, finché le forze lo hanno retto, ha amato trascorrere lunghe ore della giornata in libreria a leggere, scrivere, conversare, ricevere e fare salotto…

Centinaia e centinaia di presentazioni (anche 4 a settimana, esclusi il periodo natalizio e un paio di mesi estivi), decine e decine di mostre: è il bilancio di quasi 15 anni di vita dello «Spazio». Prima Mauro e Alice insieme, poi, quando si è sciolto il sodalizio di coppia e d’impresa, Mauro da solo. Sempre stringendo i denti e sul filo del rasoio. «Il gioco duro per noi c’è sempre stato – assicura il libraio. Lo sbarco di Amazon, che praticava al cliente finale lo sconto del 30%, è stato un bagno di sangue. La prima legge sull’editoria che limitava lo sconto al 15% fu un’altra mazzata».

Alla fine Mauro si è arreso all’evidenza: bisognava, e in fretta, cambiare sede ma da solo non poteva più farcela. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, il suo avvocato Graziella Durante (che spende alcune ore libere dando una mano in negozio), imbeccata e sollecitata da Elena (che nel 2020 è diventata la moglie di Mauro), gli presenta un veronese «tuto mato», Mario De Togni, uno che nella vita fino a quel momento ha fatto tutt’altro (ultima occupazione: socio di una ditta per il recupero di materiali da demolizione!) e che per amore da qualche tempo si è legato a Pistoia.

Non si potrebbe trovare due così diversi l’uno dall’altro: Mauro parsimonioso, Mario un kamikaze entusiasta con un senso del rischio altissimo. Eppure c’è subito intesa fra i due («Ci siamo messi d’accordo in mezz’ora», rivela Mario): si associano, trovano un fondo adeguato diviso in due ampi locali in via Curtatone e Montanara, una delle vie più frequentate della città e lo comprano («L’alternativa era un affitto spropositato»). Mauro si occuperà delle proposte editoriali, Mario dell’accoglienza: da una parte i libri, dall’altra un «bàcaro» (osteria) alla veneziana con un divanetto, un tavolinetto e tanto di bancone dove bere un’ombra de vin (rigorosamente veneto) accompagnandola con uno dei golosi  assaggini (sarde in saôr e baccalà mantecato non mancano mai) preparati da colui che pur non essendo formalmente socio della ditta è la terza figura indispensabile perché l’impresa funzioni: Luca de Caroli, architetto riciclatosi come cuoco geniale e creativo. Ah, nel «bàcaro» c’è anche un pianoforte caso mai qualche cliente volesse suonare qualcosa e sul retro un mini, ma proprio mini cortile con due tavolini e qualche sedia.… Sulla strada («Come a Parigi!») tavolini con sedie e ombrelloni per quando non piove...

Poi il trasloco e una nuova vita, con un incoraggiante andirivieni di clienti; si mettono in piedi laboratori e corsi per bambini, riprendono gli incontri e le presentazioni dopo le ristrettezze provocate dalla pandemia

E lo «Spazio» – ora non più «di via dell’Ospizio» – prende nuova vita («Dall’adolescenza siamo approdati alla maturità») con un incoraggiante andirivieni di clienti («L’utenza come per incanto appare radicalmente cambiata e da qui passa gente che non si era mai vista prima»), si mettono in piedi laboratori e corsi per bambini, riprendono gli incontri e le presentazioni dopo le ristrettezze provocate dalla pandemia. Anche la «filosofia» iniziale (prima di tutto la saggistica) è stata aggiustata con un significativo riequilibrio a favore della narrativa. Che dire? Che c’è voluto del bel coraggio due anni fa, nel primo anno di pandemia, ad aprire in pieno centro una libreria… «fisica» (come le definisce l’Aie-Associazione italiana editori).