Parlare di Pax Americana per un secolo che contiene le due guerre mondiali – come titola il suo saggio d’apertura J.H.H. Weiler – spinge il sense of humor ai confini del macabro. Ma che cosa l’autore intenda per «Pax» si chiarisce subito: non assenza di guerre, ma unquadro relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza internazionali. È questo che sta crollando, e non sono good news per noi europei. Europei che sono alle prese con l’irresolubile problema della loro Unione, con «l’Europa necessaria» ma molto, molto difficile: in questa rubrica Piergiorgio Gawronski se la prende con uno dei suoi snodi centrali, la Banca, e Macroeconomicus ne tempera l’impeto polemico. Che cosa potrebbe fare Draghi di più di quello che fa, dati i limiti stringenti del suo mandato? Non stanno nell’insieme i difetti strutturali dell’Unione e dell’Eurozona? E non ricade soprattutto sui capi di stato e sui politici in genere la responsabilità
di non volervi porre rimedio?

Sempre restando al di fuori del nostro beneamato Paese, nella «finestra sul mondo» presentiamo due saggi. Uno (primo autore Moreno Bertoldi) riguarda quanto si può dire oggi degli sviluppi a
due anni delle principali economie mondiali, Stati Uniti, Giappone e Cina, analizzati dal punto di vista dell’altra grande economia mondiale, L’Europa, pur azzoppata dai problemi di cui dicevamo. L’altro è un chiarissimo quadro (politico, sociale, economico e istituzionale) della Spagna di oggi, la Spagna del nuovo Borbone, Felipe VI, tratteggiato da un grande ispanista, Alfonso Botti. E, visto che siamo all’estero, aggiungiamo il «macinalibro», dedicato da Marica
Tolomelli a un’importante ricerca antropologica (Didier Fassin) sul comportamento della polizia francese nelle banlieues parigine: parla anche a noi.

Ma veniamo all’Italia, e, in primis ad analisi esplicitamente politiche, perché la politica entra dappertutto, anche nei temi di cui diremo in seguito. Nel «caso italiano» Paolo Pombeni torna su Matteo Renzi con una analisi storicamente approfondita, alla fine della quale egli paventa che, nonostante la spinta del leader, possa prevalere la viscosità del sistema politico ereditata dalla fine della Prima Repubblica. I due Pasquino, Gianfranco e Pasquale, affrontano il tema delle riforme istituzionali promosse dal governo: in modo più lineare e con sostanziale approvazione Pasquale; accentuando aporie, sbavature e approssimazioni (è un understatement, naturalmente) Gianfranco. Nella stessa rubrica Francesco Devescovi abbozza un convincente affresco del sistema televisivo italiano: se la democrazia è ormai diventata una «democrazia del pubblico», come la chiama Bernard Manin, poche cose hanno un’influenza politica maggiore della televisione, e sul tema dovremo tornare con analisi più mirate. Sul segreto di Stato – riprendiamo il tema affrontato da Antonio Mutti nel numero scorso per il caso americano – intervengono due giuristi, Marina Caporale e Tommaso Giupponi, con un’analisi precisa e ad ampio raggio su come il segreto di Stato è disciplinato nel nostro Paese, dalla legge 124/2007 ma non solo. E appartengono al «caso italiano», in particolare ai suoi aspetti politici, anche i temi delle rubriche «Cattaneo ricerca» e «confronto». Nel primo caso si tratta di un’analisi esauriente e precisa della presenza femminile nei consigli comunali e regionali (Biancalana e Regalia). Nel secondo – più che un confronto si tratta di un dialogo – sul perché i sondaggisti italiani hanno così clamorosamente fallito nelle ultime elezioni, e non è solo un tema tecnico (Corbetta e Callegaro). Riguardano la storia italiana i due articoli delle rubriche «l’anno scorso a Marienbad» e «repliche». Storia recente il bell’intervento di Marcello Flores (significativamente declinato al plurale nel titolo, Berlinguer, ti voglion bene), che prende spunto dal film di Veltroni; storia recente e soprattutto lontana la replica di Emanuele Felice alle critiche che, nel numero scorso, D’Antone, Federico, Giannetti e Toninelli avevano rivolto al suo libro, Perché il Sud è rimasto indietro. Abbiamo più volte detto, e lo ripetiamo, che la «questione meridionale» è una (forse la) questione politica centrale per il nostro Paese; per chi vuole seguire la polemica a un livello più approfondito, consigliamo la lettura del dibattito che si è svolto sulla «Rivista di storia economica», in particolare nell’ultimo numero (2/2014), con la lunga replica di Felice alle critiche che Daniele e Malanima gli avevano rivolto nel numero precedente, nonché i commenti finali dei due critici.

È iniziato l’anno scolastico e la scuola è, da sempre, uno dei nostri temi preferiti. Quattro pezzi raccolti sotto un «lessico scolastico», per iniziare un percorso di attenzione che continuerà durante l’anno. Il primo, di Francesco De Cristofaro, sul vecchio ma sempre attuale – visto che i programmi cambiano lentamente – tema dei classici, in questo caso Manzoni, e della capacità di farli capire e piacere anche ai più giovani. Un secondo dedicato all’uso delle nuove tecnologie
nell’apprendimento scolastico (Riva). E poi due articoli su temi il cui rilievo va ben oltre la scuola e i programmi ministeriali: l’articolo di Ambrosini sull’integrazione degli immigrati, anche tramite la
scuola, e quello di Cartocci sull’educazione al civismo, merce così rara in Italia: cosa ne è dell’educazione civica? In questa stessa rubrica avremmo potuto inserire anche il saggio di Maurizio Bettini, Dal palio di Siena alle abilitazioni universitarie – ché l’Università è scuola. L’abbiamo invece isolato in una rubrica a parte, «idee», perché si tratta di un lavoro di tale saggezza, brio e qualità di scrittura che anche i non accademici potranno leggerlo con profitto e diletto.