DOMANDA A giudicare da certi commenti letti ieri, l’ultima tornata amministrativa che ha registrato una pesante sconfitta per il centrosinistra per alcuni è stata una sorpresa. Non si poteva davvero prevedere?

PIERO IGNAZI Per certi versi un po’ ha sorpreso, sì. Se non altro visti i risultati complessivi del primo turno, che facevano pensare a un maggiore equilibrio finale tra comuni conquistati dal centrodestra e comuni vinti dal centrosinistra. In effetti, se si guardano i dati finali, la sconfitta è stata in molti casi una sconfitta per pochi punti. A parte il caso siciliano. E alcuni casi specifici, come quello di Brindisi, dove secondo diversi osservatori locali il Pd ha fatto un vero e proprio harakiri.

D Su Brindisi infatti vorremmo tornare con una corrispondenza specifica; il sindaco uscente, la cui candidatura per un secondo turno non è stata riconfermata, godeva di un buon consenso per il lavoro fatto nel suo primo mandato.

C’è chi dice che il cattivo risultato complessivo del Pd possa dipendere dall’incapacità di Schlein di catturare il voto moderato.

PI Mi sembra una sciocchezza: basterebbe dare uno sguardo a risultati di elezioni amministrative del passato, quando il Pd aveva una guida, appunto, intesa come più moderata. Senz’altro meno socialista, utilizzando ora qui per rapidità queste categorie tagliandole con l’accetta. Anche se guardiamo al risultato delle politiche, quando il partito non era guidato da Schlein, il discorso non sta in piedi, visto il risultato ottenuto. Mi sembra quindi una lettura un po’ speculativa, che deriva dal fatto che la nuova segretaria ha deciso di sposare una linea più prossima a una visione di tipo socialista, ricollegandolo alla sua tradizione, facendo parte il Pd al Parlamento europeo del gruppo dei socialisti, non di quello dei centristi. In relazione a tale appartenenza, Schlein ha dato una serie di messaggi coerenti con questa direzione, con ciò che in linea di principio dovrebbe, appunto, essere il Pd.

D Questa considerazione ci porta con la mente alle elezioni europee della primavera prossima. Le previsioni per il gruppo socialista non sembrano particolarmente rosee, anche guardando al risultato del voto amministrativo in Spagna che ha portato Sánchez a rassegnare le dimissioni del suo governo e guardando ai risultati del primo turno delle elezioni parlamentari in Grecia, dove il principale partito di centrodestra ha vinto nettamente, doppiando di fatto Syriza.

Da qui alle europee c’è un anno e un anno in politica, come diceva Harold Wilson, è lungo come un decennio. In politica le cose possono ribaltarsi da un giorno all’altro

PI Da qui alle europee c’è un anno e un anno in politica, come diceva Harold Wilson, è lungo come un decennio. Parole quelle di Wilson che valgono sempre, tanto quando si vince quanto quando si perde. In politica le cose possono ribaltarsi da un giorno all’altro.

D In attesa di avere qualche elemento in più da chi fa analisi politiche elettorali, ragioniamo sul dato dell’astensione. Il non voto è equamente distribuito o si può dire che a sinistra sia maggiore?

PI Ma già sono disponibili analisi su questo aspetto, che hanno dimostrato come l’astensione sia più elevata in settori nell’arco di sinistra rispetto all’arco della destra. Una destra che è stata rivitalizzata da una nuova leadership che è parsa a molti convincente. Mentre la nuova leadership del Pd non è apparsa evidentemente ancora così mobilitante. Occorre tempo.

D Anche su questo uno sguardo al recente passato del sistema politico italiano può darci qualche indicazione.

PI Beh, potremmo ad esempio ricordare qual era la percentuale di Fratelli d’Italia alle precedenti elezioni per capire un po’ che cosa può succedere in politica.

Una strada lunga e in salita, quella che deve percorrere Elly Schlein. Sempre che non le forino le gomme

D Una strada lunga e in salita, dunque, quella che deve percorrere Elly Schlein…

PI Sempre che non le forino le gomme. C’è tutta una classe dirigente a cui sono esplosi in mano i piani, dal momento che l’elezione alla segreteria di Schlein ha scombussolato molti posizionamenti e ruoli; e molti progetti. E certo non è una novità. L’immagine del Pd degli ultimi anni è stata quella di un partito diviso, rissoso. Si è parlato molto, e non di rado a sproposito, del peso delle correnti. Certo le correnti stanno dimostrandosi degli elementi non trascurabili, ma credo non debbano essere demonizzati. E non possiamo considerarle in un modo se sono di sinistra o se sono di destra. Fanno parte del gioco.

D Veniamo alla questione del rapporto con i 5 Stelle e il pessimo risultato raggiunto dal Movimento guidato da Giuseppe Conte. E ancora: che giudizio si può dare della leadership di Conte, che proprio ieri ha dichiarato “sono convinto che Meloni non si batta con i campi larghi ma con una idea diversa di Paese”? Una affermazione che, ci pare, vuol dire tutto e non vuol dire niente. Lei come vede l’immediato futuro del Movimento, anche in rapporto agli equilibri interni?

PI Questo è un grande e misterioso interrogativo e a questo punto io non riesco più ad avere griglie interpretative. Forse anche per questa mia incapacità di leggere il Movimento, oggi non riesco a non immaginarli avviati verso un ridimensionamento drastico.

D Beh, questo pare sia già un dato di fatto.

PI I 5 Stelle non esistono politicamente: non dicono niente, non fanno niente. Dietro Conte c’è il vuoto.

D Riepilogando, possiamo dire che c’è un’onda lunga che viene dal voto politico di settembre che ha accompagnato i candidati di centrodestra e di destra, da un lato. E una sofferenza sul lato della partecipazione al voto patita dai candidati di centrosinistra.

PI Sì, il tutto condito da dichiarazioni comprensibilmente trionfanti da parte dei vincitori. Tuttavia, credo occorra sempre riparametrare le cose. Pensiamo a Renzi che nel 2014 ottiene il 41%, un dato strabiliante, che nella storia delle elezioni italiane si può ritrovare soltanto andando molto indietro nel tempo, sino agli anni Sessanta. Quattro anni dopo perde cinque milioni di voti e precipita al 18%. Quindi: grandi risultati in alcune elezioni e poi dopo veri e propri dolorosissimi tonfi. Meloni ottiene poco più del 4% alle elezioni del 2018 per poi diventare primo partito cinque anni dopo. Quindi la volatilità dell’elettorato è diventata molto alta. Si pensi alla perdita di consensi del Movimento 5 Stelle, che come ricordiamo tutti nel ’18 trionfò conquistando oltre il 32% dei consensi, ma anche della Lega o di Forza Italia. Una volatilità che si manifesta in maniera ancora diversa a seconda del tipo di elezioni. Per cui sì, quello che vediamo oggi ci dice che c’è un vento favorevole alla destra perché sin qui, a parte Cutro, non ha commesso errori clamorosi. E quelli che ha commesso è riuscita abilmente a metterli da parte o a superarli. In questa prima parte di legislatura Meloni ha adottato una politica alla Erdoğan: grande proiezione internazionale per tentare di coprire gli scarsi risultati a livello nazionale, ben sostenuta da un supporto mediatico di grande portata.

Meloni ha adottato una politica alla Erdoğan: grande proiezione internazionale per tentare di coprire gli scarsi risultati a livello nazionale

D Per chiudere, un elettore di centrosinistra può guardare con qualche speranza a un cammino medio-lungo per ricostruire un fronte di tipo socialista?

PI La domanda è difficile. Bisognerebbe chiedersi se gli elettori di sinistra sono veramente convinti di essere nel giusto. Gli elettori di destra non hanno problemi: loro sono nel giusto perché sono contro la sinistra. La loro stella polare è questa: opporsi alla sinistra, che gli porta via la casa, il patrimonio, i sacrifici di una vita. Perché la sinistra è questa roba qui: anzi i comunisti, come loro dicono. Il che dovrebbe autorizzare la controparte a utilizzare il termine fascisti, senza troppo timore e senza troppe fisime terminologiche.

D Intende dire che alla fine l’elettore di sinistra ha molte meno certezze…

PI Ma sì, e questo ovviamente dipende dal fatto che c’è uno spirito critico (e autocritico) che altrove manca. Si vede molto bene in Fratelli d’Italia, dove un’autocritica sul passato non se la sognano nemmeno. Al contrario. Colgono le occasioni migliori per richiamare i momenti più bui del loro passato.

D La parentesi di Fiuggi si è chiusa da tempo.

PI Sì, non c’è dubbio.