L'acqua che non basta. Con una sessione conclusiva scarsamente partecipata e dai toni piuttosto modesti, lo scorso 31 agosto è giunta al termine la 22° edizione della World water week, organizzata dallo Stockholm international water institute. {C}Il tema che ha animato i sei giorni di lavori della conferenza internazionale, Acqua e sicurezza alimentare, ha richiamato e coinvolto 2.500 partecipanti, a diverso titolo interessati all'intersezione tra le dinamiche dello sviluppo e quelle relative alla gestione delle risorse naturali, in cui si collocano i dibattiti che hanno preso forma durante la settimana.

Nel corso di più di settanta tra presentazioni, workshop, seminari ed eventi collaterali, grazie ai variegati contributi provenienti dall'accademia e dai dipartimenti di ricerca delle organizzazioni internazionali, così come dai practitioners delle realtà pubbliche, private, non governative e interstatali, sono stati individuati e affrontati, quanto meno a uno stadio preliminare, alcuni dei nodi chiave che compongono il nesso tra acqua, cibo ed energia.

Preannunciata bussola dei lavori della conferenza, il molto citato nexus contiene in sé un potenziale di sintesi e di implicazioni di policy considerevole. La complessità della sua definizione e, in tempi molto prossimi, la sua necessaria messa in opera non richiedono tanto un abbassamento del livello di analisi al parziale, allo scatto del meccanismo, quanto piuttosto un approccio integrato alle connessioni, a rischio di corto circuito, che tenta di fotografare. Un'agricoltura mondiale che si alimenta di ingenti e insostenibili quantità di acqua e produce in eccesso, coesistendo tuttavia con malnutrizione e insicurezza alimentare (che riguarda tuttora il 13,5% della popolazione mondiale); l'attenzione crescente verso fonti non fossili di energia (come i due grandi protagonisti dei dibattiti, i biocarburanti e l'idroelettrico), e il loro impatto sull'accesso all'acqua e alla terra per fini di produzione alimentare e non soltanto, non  sono che i primi rilievi individuabili.

Le tinte del quadro sono fosche, poiché, secondo i dati dell'International water management institute e della Fao, 2,8 miliardi di individui vivono in condizioni di stress idrico dovuto a dinamiche di scarsità fisica o economica di acqua. Il 70% del consumo idrico mondiale è riservato poi a una produzione agricola dai forti limiti, anzitutto in termini di distribuzione e accesso, e se ne prevede un ulteriore aumento del 10% a causa di spinte demografiche, cambiamenti dei pattern di consumo alimentare e produzione di biocarburanti.

Tra le linee lungo le quali si è sviluppata la riflessione intorno al nexus e al rapporto tra sicurezza idrica e sicurezza alimentare, è possibile rintracciarne alcune che hanno avuto il merito di guidare il dibattito e la riflessione, acuendone portata e coerenza. Campeggia fra queste il sintetico ma efficace slogan "more crop per drop" (più raccolto per ciascuna goccia), che punta al cuore del problema di produttività ed efficienza idrica, in particolare nel settore agricolo, e suggerisce di concentrare gli sforzi di ricerca ed elaborazione di policy innanzitutto verso lo studio di migliori tecniche di irrigazione. piani di sfruttamento e stoccaggio delle precipitazioni.

A integrare tale dimensione, più prettamente quantitativa, è emersa una chiara attenzione verso processi e pratiche più o meno virtuose, che influenzano direttamente la qualità della risorsa idrica, specialmente nel contesto di Paesi in via di sviluppo: prime fra tutte, le interconnessioni di Wash, cioè water, sanitation and health, e la gestione dei rifiuti, dalle acque di scarico al materiale organico prodotto dal corpo umano, fondamentale a sua volta per l'emancipazione da una condizione di precaria salute umana.

Pur segnata da limiti evidenti (anzitutto la profondità, spesso assai ridotta, dei dibattiti, e non ultima la postura irrigidita di molti suoi partecipanti, come i rappresentanti delle principali organizzazioni e agenzie internazionali), la World water week ha tuttavia mostrato di saper riunire i rilevanti stakeholders e di coinvolgerli, non tanto in occasione degli high level panels, quanto piuttosto a latere delle iniziative di maggiore rilievo, nell'identificare gli ancora numerosi passi da compiere nel prossimo futuro.