Tecnologie digitali, big data, genomica e sistemi di Intelligenza artificiale plasmeranno i sistemi sanitari del XXI secolo e potenzieranno la diagnosi medica, i modelli decisionali di trattamento, le terapie digitali, le sperimentazioni cliniche, l’autogestione delle cure e l’assistenza centrata sulla relazione. La letteratura sull'impatto delle soluzioni di telemedicina per le condizioni croniche evidenzia la riduzione dei ricoveri ospedalieri e della mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, il miglioramento del controllo della pressione sanguigna nei pazienti con ipertensione, la riduzione dei ricoveri ospedalieri per malattia polmonare ostruttiva cronica e il miglioramento del controllo glicemico nel diabete. In un recente convegno internazionale sul tumore della mammella sono state mostrate diagnosi più precise e la riduzione di falsi positivi e di falsi negativi grazie ad algoritmi di deep learning, con un aumento della sensibilità delle mammografie dell’11,5%.

Sicuramente da valutare gli impatti etici, legali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie e sistemi di Ia nella sanità. Gli algoritmi sono spesso poco trasparenti e più propensi a riflettere pregiudizi umani preesistenti, rischiando di amplificare disuguaglianze. Ma per poter gestire e orientare al meglio l’innovazione, serve competenza. Infatti, una buona adozione di strumenti e tecnologie risulta spesso lenta anche a causa di una scarsa alfabetizzazione digitale. Uno dei principali ostacoli all’innovazione è proprio la mancanza di cultura digitale da parte degli operatori sanitari, unita alla carenza di competenze per utilizzare tecnologie e dati.

Uno dei principali ostacoli all’innovazione è la mancanza di cultura digitale degli operatori sanitari, unita alla carenza di competenze per utilizzare tecnologie e dati

L'Organizzazione mondiale della sanità, nella Global Strategy on Digital Health 2020-2025, sottolinea l’importanza di rafforzare la fiducia delle persone nelle tecnologie digitali e di rivedere i programmi d’istruzione delle nuove professioni sanitarie e la formazione di tutti i professionisti sanitari già operanti, al fine di acquisire competenze di sanità digitale. Adottare tecnologie digitali implica sperimentare nuovi processi organizzativi, ripensare ruoli di medici e pazienti, così come la loro relazione. La sanità digitale non costituisce solo una trasformazione tecnologica, ma rimodella radicalmente la struttura dei sistemi sanitari: dal rapporto medico-paziente ai processi di cura. La sanità digitale è un cambio di paradigma basato su alcuni importanti cambiamenti: il punto di cura diventa il paziente, non solo la clinica o l'ospedale; i percorsi di cura sono personalizzati, creati su misura; si rafforzano le partnership, la condivisione dei dati e le forme di collaborazione, superando la vecchia cultura a silos. Un modello bio-psico-sociale-digitale e un nuovo ruolo per i medici.

Attuare la trasformazione digitale significa, dunque, agire sul cambiamento culturale dell’ecosistema salute: per sviluppare il pensiero digitale è necessario partire dalle culture presenti e innovarle. Non è facile e non è automatico. Non si tratta semplicemente di imparare a utilizzare una nuova tecnologia, ma di costruire, con tutti gli attori del sistema, nuove rappresentazioni della salute. Occorre mettersi in gioco: imparare nuove regole, abbandonare strade conosciute, sperimentare tecnologie e nuovi percorsi organizzativi.

Ma a che punto siamo? Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti 20,23 miliardi di euro (15,63 miliardi di euro dal Next Generation Eu e 4,6 miliardi dal Fondo complementare) per ridisegnare la sanità del futuro. In particolare, il governo italiano ha annunciato in questi giorni varie iniziative sulla sanità digitale.

Un Ecosistema dati sanitari (Eds): un data repository con il Fascicolo sanitario elettronico come punto di accesso. Omogeneizzare le modalità di raccolta dei dati sul territorio nazionale (unificando i cosiddetti data models) e creare un’architettura sicura a livello regionale e nazionale. Il rilascio finale di tutta l’infrastruttura avverrà entro il secondo trimestre 2024.

Una Piattaforma nazionale di telemedicina: un'infrastruttura nazionale che consenta a tutte le strutture sanitarie d'Italia di offrire i servizi di telemedicina, secondo standard comuni e interfacce aperte. La piattaforma garantirà omogeneità di identificazione, sicurezza, pagamenti, analisi statistiche e gestione dei flussi di dati. La procedura di attivazione scelta per la piattaforma nazionale è quella del Private public partnership, gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), con il supporto del Mitd.

Servizi di telemedicina: televisite con i propri medici, teleconsulti specialistici, telemonitoraggio via sensori e apparecchi personali, e teleassistenza domiciliare. L’identificazione delle specifiche applicazioni per i servizi di telemedicina sarà affidata a due regioni capofila (Lombardia e Puglia), con l’obiettivo di selezionare applicazioni innovative e scalabili.

Competenze di sanità digitale: su questa misura sembra ancora assente un progetto. Concentrati su infrastrutture e tecnologie, rischiamo di lasciare per ultime culture e competenze digitali. È necessario avviare una chiara riflessione sul modello delle competenze digitali nell'ambito della sanità, presupposto per qualsiasi intervento di formazione.

L’European Digital Competence Framework, di cui è stata appena pubblicata l’ultima versione con nuovi esempi di conoscenze, abilità e attitudini, DigComp2.2, individua cinque principali aree di competenza digitale, ed è un buon punto da cui partire. Pubblicato per la prima volta nel 2013, DigComp è diventato un riferimento per lo sviluppo e la pianificazione strategica di iniziative sulle competenze digitali in diversi settori: per gli educatori (DigCompEdu), per le istituzioni scolastiche (DigCompOrg), per i consumatori (DigCompConsumers).

È arrivato il momento di lavorare alla definizione di un modello delle competenze in sanità digitale: il DigCompHealth. Un quadro di riferimento che supporti lo sviluppo delle competenze digitali nella formazione dei nuovi professionisti della salute; degli operatori già attivi, pubblici e privati; dei cittadini che fruiranno dei servizi di sanità digitale, accedendo a Fse e piattaforme di telemedicina.

Inoltre, bisogna ripensare i percorsi di istruzione e formazione dei nuovi medici, definendo il curriculum dei nuovi corsi di laurea in Medicina. Nel 2019, i rettori di 25 università mediche europee hanno concordato la rapida attuazione dell'educazione sanitaria digitale nei curricula delle rispettive scuole di medicina, concentrandosi su istruzione interprofessionale, abilità pratiche e innovazione. Sempre nel 2019, la National academy of medicine ha redatto una pubblicazione speciale intitolata Intelligenza artificiale nell'assistenza sanitaria: la speranza, l'hype, la promessa, il pericolo. Devono essere compiuti sforzi concertati per coltivare medici leader che parlino fluentemente sia l'intelligenza artificiale che la medicina. È fondamentale preparare gli studenti di medicina lungo due principali assi: abilità e conoscenze; assi ben evidenziati in un interessante studio di Poncette et al.

Vanno anche formati l’organizzazione sanitaria e i professionisti già operanti nelle strutture pubbliche e private. La pandemia Covid-19 ha messo in evidenza i vantaggi dell'assistenza a distanza, esercitando pressione su operatori e strutture affinché si adattino a un rapido sviluppo. Certamente esistono preoccupazioni sostanziali per quanto riguarda l'impatto del supporto decisionale clinico algoritmico sull'equità sanitaria, a causa di fattori come l'uso di set di dati privi di rappresentazione da popolazioni minoritarie e la possibilità per gli algoritmi di apprendere e perpetuare pregiudizi esistenti. Anche i rischi relativi alla sicurezza e alla privacy dei dati diventano sempre più evidenti. C'è anche, tuttavia, il potenziale per l'Ia stessa di alleviare alcuni dei problemi legati a pregiudizi e ingiustizie. I medici dovrebbero essere consapevoli di entrambe le possibilità ed essere attrezzati a sostenere lo sviluppo di sistemi etici ed equi. Infine, i medici devono agire come amministratori responsabili dei dati dei pazienti per garantire che la fiducia tra fornitore e paziente non venga violata.

Anche se i rischi relativi a privacy e sicurezza dei dati diventano sempre più evidenti, il potenziale dell'Ia stessa permette di prevenire problemi legati a pregiudizi e ingiustizie

I contenuti della formazione devono articolarsi in base a un chiaro DigCompHealth che preveda la sperimentazione di nuove tecnologie di sanità digitale, nuovi metodi di insegnamento e nuovi modelli di erogazione della formazione in sanità digitale. Il trasferimento passivo della conoscenza è stato finora il sistema dominante utilizzato nelle università di Medicina e nei corsi di formazione rivolti agli operatori sanitari. Ma nell’acquisizione di cultura e competenze digitali risultano più efficaci i metodi di apprendimento attivo, come l’insegnamento peer-to-peer o la discussione aperta, e la sperimentazione in prima persona di nuove tecnologie di sanità digitale. Mantenere un ethos centrato sulla persona in formazione, con un focus sul coinvolgimento dello studente piuttosto che sul trasferimento di conoscenza passivo.

La gestione diretta riduce i timori e promuove l’esplorazione delle tecnologie digitali. «Imparare facendo» è la forma preferita per conoscere le applicazioni tecniche perché crea esperienze, aiuta ad attivare interessi e garantisce una vista ampia. Le tecnologie devono essere incluse nell’istruzione e formazione medica, dimostrate da docenti e tecnologi esperti. Formare coinvolgendo il contatto diretto con i pazienti e con le tecnologie per gestire nuove situazioni in relazione alla salute digitale, incoraggiati a essere culturalmente riflessivi e critici. L'integrazione dei diversi attori delle università, strutture sanitarie, centri di ricerca e imprese nell'insegnamento e della salute digitale consente un proficuo scambio di competenze ed esperienze.