1950: Viene formalmente istituita la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca): il Regno Unito non è tra i Paesi fondatori.

1956: La crisi di Suez evidenzia le debolezze e le contraddizioni dell’Impero britannico. I fasti imperiali sono un ricordo e il Regno Unito è, oramai, potenza mondiale di secondo livello.

1957: I Trattati di Roma istituiscono la Comunità europea per l’energia atomica (Ceea) e la Comunità economica europea (Cee). Il Regno Unito continua a volerne restare fuori.

1960: Regno Unito, Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera fondano l’Associazione europea di libero scambio (Aels), sperando (invano) di creare un progetto di integrazione economica di successo, alternativo alla Cee.

1961: Il Regno Unito fa domanda di adesione alla Cee sotto la guida del Primo ministro conservatore, Harold Macmillan.

1963: Il presidente francese, Jacques De Gaulle, pone il veto alla domanda di accesso del Regno Unito, considerato «cavallo di Troia» degli Stati Uniti in Europa e minaccia per gli interessi agricoli francesi.

1967: Il successo della Cee e i limiti dimostrati dall’Aels spingono il Regno Unito a presentare una seconda istanza di adesione alla Cee, questa volta sotto la guida del premier laburista, Harold Wilson. De Gaulle respinge nuovamente la domanda.

1973: I britannici presentano una terza – questa volta con successo – istanza di adesione alla Cee sotto la guida del premier conservatore, Edward Heath. La Camera dei Comuni approva l’entrata del Paese nella Cee con 356 «sì», principalmente conservatori, e 244 «no». All’epoca, i laburisti erano la voce euroscettica del Paese e consideravano il mercato unico un club capitalista.

1974: I laburisti, guidati da Harold Wilson, formano un nuovo governo impegnandosi a rinegoziare – e sottoporre a referendum – l’appartenenza del Regno Unito alla Cee.

1975: Nel referendum sull’appartenenza del Regno Unito alla Cee, vince il «sì» con il 67% dei voti. 1977: Roy Jenkins, esponente laburista, diventa primo, e unico, presidente
britannico della Commissione europea. Il suo profilo è tracciato in questo stesso numero del «Mulino».

1979: Nelle prime elezioni dirette al Parlamento europeo (Pe) i conservatori – che avevano vinto le elezioni politiche poche settimane prima con Margaret Thatcher – si piazzano al primo posto, davanti ai laburisti. / Il Regno Unito non sottoscrive gli accordi per il Sistema monetario europeo (Sme).

1983: Conferma elettorale per Thatcher alle elezioni politiche, con i laburisti al loro minimo storico che sostengono l’uscita dal mercato unico. 1984: Thatcher chiede e ottiene di rinegoziare (al ribasso) il contributo britannico al budget della Cee.

1988: Thatcher pronuncia il celebre discorso di Bruges, simbolo della svolta euroscettica del suo partito e dell’ostilità a qualsiasi progetto di Europa federale.

1990: La sterlina aderisce allo Sme.

1991: Alan Sked, storico della London School of Economics, fonda la Lega anti-federalista (Afl) in opposizione ai preparativi per il Trattato di Maastricht. Una intervista a Sked è in questo stesso numero del «Mulino».

1992: Viene firmato il Trattato di Maastricht che istituisce l’Unione europea (Ue) e prevede l’esclusione volontaria del Regno Unito dalla Convenzione di Schengen e dall’Unione economica e monetaria. / Il 16 settembre, noto come «mercoledì nero», la sterlina inglese e la lira italiana sono costrette ad abbandonare lo Sme a seguito di una
speculazione finanziaria.

1993: L’Afl cambia nome e diventa United Kingdom Independence Party (Ukip).

1996: L’Ue impone il blocco all’esportazione di manzo britannico dopo lo scandalo della «mucca pazza». John Major, premier britannico, risponde con la politica di non-cooperazione, utilizzando il potere di veto per bloccare i lavori del Consiglio dei ministri dell'Ue.

[La cronologia completa pubblicata sul «Mulino» n. 2/2021 è acquistabile qui]