Il tema della giustizia fiscale è improvvisamente planato sulla politica italiana. Dopo che Enrico Letta ha ripreso e modificato una proposta del Forum Disuguaglianze Diversità sull’imposta di successione, di colpo si parla di un tema centrale, criticandone o accogliendone l’impostazione, oppure travisandolo e spiegando che non è il momento. Una discussione simile pare ci sarà attorno al tema di quella che si chiama «semplificazione» – chi non ne vorrebbe una, forse non quella immaginata dal governo Draghi – mentre pare che sul blocco dei licenziamenti la discussione sia già terminata.

Tutte questioni importanti che, come capita nel dibattito politico italiano, tendono a scomparire di fronte alle polemiche social su Calenda, sulle primarie di Roma o sul libro di Giorgia Meloni. Il sasso lanciato da Letta è, però, un segnale di come si possa parlare di cose concrete, ma anche di come i partiti debbano ricorrere a idee un po’ pescate a caso per testare gli umori del loro elettorato. Una ragione è la mancanza, per la sinistra tutta di antenne nella società italiana, di una selezione dei gruppi dirigenti e degli eletti che troppo spesso prescinde dalla loro capacità di rappresentare interessi diffusi o comunità.

«Nel gruppo di Ti Candido abbiamo tutti un po’ dei delusi, ci abbiamo provato e speso energie per poi capire che c’è qualcosa che non funziona». A parlare è Angelica Villa, presidente dell’associazione Ti Candido (spoiler: di cui fa parte anche chi scrive) e che prova da tre anni a riprendere l’idea dei Justice Democrats (Jd) statunitensi e portarla in Italia. I Jd hanno lanciato ami nelle comunità di attivisti americani, ne hanno selezionati alcuni per poi sostenerli con risorse e know-how alle primarie del Partito democratico. È dalla loro spinta che nasce la Squad, di cui fanno parte le voci più radicali e vivaci del partito di Joe Biden – Alexandria Ocasio Cortez, Ilham Omar, Cori Bush, Ayanna Pressley, Jamaal Bowman, tra gli altri.

In Italia è diverso, ci sono molte liste e, quando ci sono, le primarie non servono per comporle. Così questo piccolo gruppo di persone impegnate nella società civile, in politica, con mestieri contigui al policy making o alla comunicazione, raccoglie fondi, cerca candidati, ne valuta la vicenda politica e la capacità di rappresentare qualcosa o un territorio e, poi, decide di sostenerli. Nel biennio passato, il meccanismo ha funzionato in comuni medi e piccoli e con candidati di liste civiche, Pd, coalizioni di sinistra che aderivano a un’idea compiuta di giustizia sociale e a obiettivi importanti in materia di occupazione, giovani, transizione digitale ed ecologica, la redistribuzione del potere nella società. Nel 2021 le cose si fanno più in grande, non solo in virtù del numero di città coinvolte nella tornata elettorale del prossimo autunno, ma grazie alla partnership con il Forum Diseguaglianze Diversità, che con il suo carico di idee proposte e competenze, ha deciso di partecipare al percorso.

«I partiti hanno un problema di rapporto con la società. Nel lavoro del Forum vediamo energie straordinarie, piccole e grandi, iniziative di avanguardia che producono valore condiviso, ma che non diventano mai politica. Sono anni che i partiti non hanno la capacità di selezionare quel tanto o poco di buono che la società civile esprime e la selezione dei candidati avviene attraverso equilibri di corrente che non sono basati sul merito intrinseco delle persone. I candidati che abbiamo in mente sono quelli che possono contribuire a rompere un po’ questo schema, ad apportare novità in termini di contenuti e di rapporto con la società», precisa Filippo Barbera, sociologo dell’economia e del lavoro, membro dell’assemblea del Forum.

Non siamo di fronte allo sport diffuso della nascita di nuove forze politiche, ma a un percorso un po’ complesso e innovativo per l’Italia di rompere dinamiche arrugginite o slegate dalla rappresentanza di interessi e territori o, fuori dal Pd, di piccolo egoismo di lista o micro leader.

«Quando si scelgono strade non scontate, ma credibili, la società ascolta e risponde. Per certi aspetti si tratta di un percorso simile a quello preso con la Scuola di mobilitazione politica organizzata assieme al Forum Diseguaglianze Diversità, Up!, Movimenta, Rena, 6000Sardine. Settecento under 30 a parlare alle nove di sera di community organizing, femminilizzazione della politica, partiti e movimenti, istituzioni e istanze sociali, comunicazione. Numeri da grande organizzazione nazionale. Molti di quei ragazzi non si riconoscono in una casa politica, ma hanno voglia di mettersi a disposizione (era una scuola di mobilitazione, non di teoria). Il bisogno di attivarsi c’è, il bisogno di trovare una comunità in cui farlo c’è, la gente con competenze c’è, e noi proviamo a dare luce a tutti questi fattori e creare un ecosistema che crei quelle leva per portarne alcuni nelle istituzioni», spiega ancora Villa.

Molti di quei ragazzi non si riconoscono in una casa politica, ma hanno voglia di mettersi a disposizione

Un esempio come un altro (non un’indicazione su futuri candidati)? Uno degli appuntamenti della Scuola di mobilitazione raccoglieva le esperienze di mutuo aiuto cresciute nei mesi della pandemia: Bergamo, Roma, Palermo, Bologna, centinaia di volontari, capacità di organizzazione, intervento sulle marginalità, confronto e spesso cooperazione con le istituzioni. È quello un tipo di terreno per cercare leader locali? Forse sì.

Portare istanze nelle istituzioni significa anche avere orecchie capaci di ascoltare negli organi elettivi:

«Nell’assemblea del Forum ci siamo chiesti: Quanto ascolto abbiamo avuto? Su alcune grandi questioni come la non autosufficienza, le proposte sono entrate perché le organizzazioni interne al Forum hanno una consuetudine nel cercare ascolto (e talvolta trovarlo) nelle istituzioni. Un po’ di osmosi c’è, ma non abbastanza: il tempo è poco, su molte enormi questioni il Paese ha perso 30 anni. Servono grandi idee e un uso dei fondi intelligente, innovativo e anche un po’ radicale. Non volendo il Forum diventare in nessun modo un partito, ci siamo detti che quella della partnership con Ti Candido era una strada da tentare».

Aggiungiamo che l’ascolto rischia di essere quello per cui la politica interroga il Terzo settore su «questioni da Terzo settore» (la non autosufficienza, la povertà estrema, l’accoglienza) ma non sui temi «generali».

Ancora Villa: «Assistiamo a una frammentazione a sinistra fatta di cose che si somigliano. Nostro piccolo compito è anche quello di tenere assieme una comunità. A oggi abbiamo agito in territori piccoli e complessi, dove amministratori che possono essere eletti in consiglio comunale da una lista civica non hanno una struttura dietro e noi, per come possiamo, abbiamo provato a metterli in rete e fornire loro questa struttura quando interpellati». La rete e il sostegno anche in termini di idee e strutturazione delle politiche, un compito su cui proprio il Forum Dd può offrire molto a una potenziale pattuglia di eletti nei consigli comunali delle grandi città.

L’abolizione del sistema di finanziamento dei partiti, che non è scomparso ma è divenuto privato e ha preso strade meno visibili, pone anche il tema delle risorse. Chi rappresenta i senza potere (per usare una categoria di Alinsky) ha meno risorse a disposizione di chi stringe patti, anche leciti e trasparenti, con il potere. E per questo l’idea parte proprio dalla raccolta fondi, che è un modo per attivare energie, intercettare persone nei livelli locali e, potenzialmente, attivarli per le campagne elettorali.

«Mentre raccogliamo fondi per la campagna 2021 con un crowdfunding e aspettiamo di ricevere e vagliare le candidature dei candidati sappiamo che non dobbiamo chiederci quali siano i nostri temi e chi cerchiamo. Non c’è confusione se vuoi fare delle cose di di sinistra, oggi. A noi pare che le tematiche che ci premono oggi siano spalmate qui e là nella sinistra e la nostra forza relativa è di avere la possibilità e la libertà di cercare persone che le portino la rappresentanza di comunità e soggetti nuovi, così come una certa radicalità delle proposte nelle istituzioni».

Una strada non facile e non diretta, ma un tentativo pubblico di offrire una sponda alla politica migliore in attesa e per favorire la nascita e la crescita di corpi intermedi contemporanei – che quelli del Novecento davvero non sembrano funzionare granché.

Una strada non facile e non diretta, ma un tentativo pubblico di offrire una sponda alla politica migliore in attesa e per favorire la nascita e la crescita di corpi intermedi contemporanei

È utile un esperimento come questo? Chi scrive lo sostiene e quindi pensa che sia utile. Stiamo assistendo a una discussione sulle città che prescinde dalla qualità dei servizi, dalla necessità di reinventarle e di dare loro funzioni e che dimentica quel «dopo cambierà tutto» che in fondo era già necessario prima della pandemia. Saranno i Comuni e spendere una parte importante dei soldi europei di cui parliamo da mesi e creare reti di persone e organizzazioni che propongano, osservino, interroghino i contesti locali è più che mai necessario e importante. Quello di Ti Candido è un tentativo di attivare energie sopite a sinistra. Negli Stati Uniti quel tentativo ha funzionato benone grazie a un lavoro durato anni. Le elezioni politiche si dovrebbero tenere nel 2023, c’è tempo per costruire, a partire da questi mesi.