In questi giorni sono molto più frequenti gli articoli di giornale che parlano di tetto all'uso del denaro contante piuttosto che quelli che parlano di contrattazione aziendale. Tutto ciò non sarebbe strano se non fosse che gli articoli sul tetto all'uso del contante riguardano più che altro le polemiche all'interno del Pd e tra governo e sindacati. Mentre un partito di sinistra e il sindacato dovrebbero essere interessati a discutere più di contrattazione e meno di limiti all'utilizzo dei contanti.

La legge di stabilità di quest'anno contiene sgravi fiscali rilevanti per la contrattazione aziendale e territoriale. Lo spirito di questo intervento è di offrire una possibilità di ottenere salari più alti anche quando i contratti collettivi nazionali non dovessero garantire aumenti sostanziali per via della situazione di inflazione zero in cui ci troviamo.

L'articolo 12 della legge di stabilità ripristina gli sgravi fiscali ai premi di produttività, che erano stati interrotti per l'anno 2015, e aggiunge due importanti novità: una sul Welfare aziendale (ovvero la possibilità di offrire servizi quali il pagamento dell'asilo o, da oggi, della badante per i non autosufficienti) e una sulla partecipazione dei lavoratori.

A patto che vengano contrattati nell'ambito di contratti aziendali o territoriali, gli sgravi ai premi di produttività possono valere fino a 2.000 euro annui per ogni lavoratore. Ben più di una mensilità del lavoratore italiano medio. E si applicano a tutti i lavoratori che guadagnano un salario lordo fino a 50.000 euro all'anno, arrivando quindi fino al livello dei quadri.

Ma l'incentivo più forte a concludere contratti integrativi aziendali non è nel ripristino dello sgravio fiscale, ma nell'ampliamento sostanziale delle possibilità di contrattare.

Il menù della contrattazione integrativa da oggi si arricchisce del Welfare aziendale.

Fino ad oggi il Welfare aziendale era limitato a pochissime grandi aziende (famosi sono i casi Luxottica, Ferrero e alcune grandi banche) per due ragioni: fatte alcune eccezioni, deve avvenire attraverso opere e servizi (per esempio alcune aziende si costruiscono asili interni se vogliono offrirli come servizio ai dipendenti); e soprattutto deve avvenire unilateralmente da parte del datore di lavoro e quindi non è contrattato con i sindacati, o almeno non deve apparire come tale.

Da oggi le cose cambiano in modo radicale: il Welfare aziendale contrattato con i sindacati è totalmente esente da tasse fino al limite previsto di 2.000 euro per ogni lavoratore. L'Agenzia delle entrate non deve più preoccuparsi: entro quel limite l'azienda può pagare in servizi invece che in salario. Anzi, il lavoratore stesso può decidere se il suo premio di produttività è pagato in cash (in questo caso si applica un'imposta sostitutiva del 10%) oppure in Welfare (che è totalmente esente da tasse).

Da oggi il Welfare si può pagare anche attraverso voucher e non più solo attraverso servizi diretti. Il voucher si potrà spendere solo presso fornitori di servizi accreditati (per esempio asili nido o servizi di assistenza agli anziani accreditati), favorendo così la diffusione del Welfare aziendale anche tra le imprese più piccole che non sono in grado di fornire direttamente i servizi e creando un settore di operatori che intermedia i voucher tra aziende e fornitori.

La seconda novità dell'articolo 12 della legge di stabilità riguarda la partecipazione dei lavoratori alla vita dell'impresa. Anzitutto estende gli incentivi ai premi di produttività erogati in forma di partecipazione agli utili. Finora questa forma di premio non è mai stata usata in Italia (ma è diffusa in altri Paesi) perché si pagavano due volte le tasse, una in capo all'azienda e una in capo al lavoratore. Ora non è più così: la convenienza fiscale è la stessa sia per il tradizionale premio di produttività sia per il premio pagato attraverso la distribuzione degli utili.

Questo modo di pagare i premi riconosce concretamente la partecipazione dei lavoratori ai successi dell'impresa. La partecipazione dei lavoratori alla vita dell'impresa è ulteriormente incentivata dal fatto che la norma rafforza il vantaggio fiscale, entro il limite di importo complessivo di 2.500 euro (invece di 2.000), ogni qualvolta i contratti integrativi prevedano delle commissioni paritetiche che coinvolgano i lavoratori nella organizzazione del lavoro.

D'ora in poi i motivi per concludere contratti aziendali o territoriali del contratto nazionale saranno più di uno. Sindacati e partito dovranno parlare più spesso di contratti piuttosto che di contante anche perché questi nuovi contratti promettono ai lavoratori una maggior quantità di denaro contante.

 

[Questo articolo è uscito su «l'Unità» del 3 novembre 2015]