Nella vasta produzione editoriale sulle mafie che annualmente raggiunge le librerie, pochi testi si distinguono per rigore e originalità. In un campo di studi dove la forte rilevanza sociale e politica talvolta offusca la linea tra l’indagine rigorosa e quella di taglio divulgativo o militante, il volume Il gioco d’azzardo, lo Stato e le mafie (Donzelli, 2023), dei sociologi Rocco Sciarrone, Federico Esposito e Lorenzo Picarella, rappresenta una preziosa eccezione.

Il libro esplora la complessa relazione tra il gioco d’azzardo, la regolamentazione statale e le mafie, presentando al lettore un’analisi attenta e articolata. Gli autori mostrano come negli ultimi trent’anni le scelte politiche abbiano spesso favorito la crescita di questo settore, principalmente con l’obiettivo di aumentare la raccolta fiscale. Tuttavia, evidenziano anche gli effetti collaterali inaspettati e sottovalutati che hanno suscitato un dibattito pubblico, il quale si è però spesso polarizzato attorno alla tensione tra proibizionismo e liberalizzazione, lasciando in ombra una discussione più articolata sulle implicazioni sociali ed economiche del gioco d’azzardo. Laddove, infatti, i sostenitori delle restrizioni al gioco d’azzardo tendono a evidenziare le gravi esternalità negative che tale pratica può causare a livello individuale e comunitario, coloro che propendono per la deregolamentazione mettono l’accento sui benefici economici, fiscali ma anche sulla presunta diminuzione della presenza delle mafie in questo settore.

Si tratta, come osservano gli autori, di una questione mal posta. Sulla scorta di una ricca documentazione, sostenuta da una mirata campagna di interviste in profondità, lo studio evidenzia come la liberalizzazione, pur contribuendo alla riduzione del gioco illegale, non abbia precluso alle mafie la possibilità di ritagliarsi uno spazio rilevante nel panorama legale. Questa prospettiva è ben sviluppata attraverso l’analisi di una serie di casi giudiziari che illustrano come le organizzazioni criminali abbiano infiltrato il mercato legale del gioco d’azzardo fisico e online. Questa parte del libro è estremamente significativa, poiché evidenzia le vulnerabilità del settore e le strategie adottate dalle organizzazioni mafiose.

L’attività della criminalità organizzata si è concentrata in particolare su due tipi di gioco: gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro e le scommesse sportive online

L’attività della criminalità organizzata si è concentrata in particolare su due tipi di gioco: gli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro e le scommesse sportive online. Avvalendosi delle risorse distintive del modus operandi mafioso, le organizzazioni criminali hanno saputo infiltrarsi progressivamente nel settore del gioco d’azzardo attraverso l’imposizione coatta (talvolta facilitata dalla collusione con gestori ed esercenti) delle slot e delle videolottery, di apparecchi per il gioco all’interno dei bar e dei locali commerciali. La frammentazione del gioco d’azzardo sul territorio ha così finito per favorire la logica del controllo del territorio. Ma le mafie hanno investito efficacemente anche nel gioco online, armonizzandosi piuttosto con una logica imprenditoriale che non può capitalizzare sulle risorse tipiche della mafia come l’uso della violenza e il controllo del territorio. Il gioco online ha aperto nuove opportunità per gli investimenti della criminalità organizzata, che sfruttano le lacune legislative e la natura transnazionale del web per eludere il controllo delle autorità.

Ed è qui che diventa cruciale, come evidenziato dagli autori, il ruolo dei professionisti. Muovendosi nell’area grigia, in quello spazio di complicità e di interazione tra il mondo legale e quello illegale, i professionisti, grazie alle loro competenze e alla loro posizione, possono facilitare o abilitare le attività delle mafie. Che si tratti di fornire consulenza, di creare strutture aziendali complesse per nascondere le attività illecite o di sfruttare lacune nella regolamentazione, questi soggetti rappresentano un tassello fondamentale nel puzzle della complessa interazione tra mafie e gioco d’azzardo.

In questa lunga e approfondita analisi, spicca inoltre il ruolo dei clan di Cosa nostra che risultano particolarmente attivi su questo fronte, ridimensionando una certa letteratura che ne ha evidenziato il declino o la crisi negli ultimi anni.

La discussione mette in luce la complessa natura del settore del gioco pubblico in Italia, offrendo una lettura che va oltre la semplice dicotomia legale/illegale. Gli autori evidenziano la necessità di un approccio non proibizionistico, ma di una regolazione che affronti la multidimensionalità del fenomeno, per gestire efficacemente il rischio mafioso nel settore del gioco d’azzardo. Il testo invita inoltre a considerare l’ambiguità del ruolo dello Stato nel mercato del gioco d’azzardo, la necessità di una maggiore trasparenza e coordinamento tra le varie entità coinvolte nel controllo e nella regolazione del settore e a ponderare le esigenze fiscali rispetto ai costi sociali e sanitari associati al gioco d’azzardo.

Gli autori evidenziano la necessità di un approccio non proibizionistico, ma di una regolazione che affronti la multidimensionalità del fenomeno

Il lavoro di Sciarrone, Esposito e Picarella lascia aperte diverse domande e aree di indagine, che potrebbero costituire il fulcro di future ricerche o approfondimenti. In particolare, sollecita un confronto con altri Paesi in termini di regolamentazione, mercato e interazione con la criminalità. Lo studio di differenti modelli regolamentari e della loro efficacia nel contrastare le infiltrazioni criminali nel settore del gioco d’azzardo potrebbe offrire intuizioni preziose. Parallelamente, emergono interrogativi riguardo l’eventuale impatto di una normativa comunitaria sul gioco d’azzardo, attualmente assente, nel contribuire a ridurre l’opacità di questo settore.

Ci si chiede inoltre, con l’avvento delle nuove tecnologie e l’espansione del gioco d’azzardo online, come potranno evolvere le strategie delle mafie. Per una mafia tradizionale fortemente ancorata al territorio, il gioco d’azzardo resterà soltanto una forma di investimento o di riciclaggio nell’economia legale? Perderà sempre più la sua valenza di controllo del territorio in favore della logica imprenditoriale?

In definitiva il libro di Sciarrone, Esposito e Picarella rappresenta un contributo essenziale alla letteratura sul gioco d’azzardo e sulla criminalità organizzata in Italia. È infatti un testo che colma un vuoto conoscitivo e ha il merito di gettare luce su un tema a lungo trascurato dalla letteratura scientifica, la cui esplorazione era divenuta urgente soprattutto in seguito alla recente espansione del settore. Gli autori aggiungono un importante tassello alla ricerca sulle mafie. La loro indagine, condotta con notevole precisione e coerenza, riprende e applica un metodo di analisi che ha già dimostrato il suo valore nei precedenti lavori del gruppo di ricerca coordinato da Rocco Sciarrone.