«Perché – in realtà – copiare non è un reato. O meglio, non è considerato una colpa grave. In fondo neppure una colpa.» (Ilvo Diamanti)
Così copian tutti: i maschi come le femmine, i figli della borghesia come quelli degli operai, alle elementari come alle medie e alle superiori, nei licei come negli istituti tecnici e professionali, al Nord come al Sud. In molti casi a farlo sono 9 su 10. Dopo averlo fatto provano indifferenza o sollievo, ma anche soddisfazione e fierezza. Dobbiamo stupircene, in una scuola ormai arresa alla cultura del consumo, all'individualismo rampante, allo sprezzo delle regole? Gli studenti, non impegnati a mettersi alla prova e migliorarsi, si sentono clienti/consumatori che "godono" di un servizio. Li incoraggia un clima di tolleranza che smentisce il principio di autorità, svuota di senso la cittadinanza, mina il rispetto della legalità. La pedagogia della comprensione è diventata benevolenza a buon mercato o addirittura complicità. Con la benedizione di tutti: genitori, insegnanti, ma anche raffinati intellettuali. In altre parole: copiare per diventare cattivi cittadini.


Note: Con una prefazione di Ilvo Diamanti
    
Marcello Dei insegna Sociologia dell'educazione nell'Università di Urbino. La sua pubblicazione più recente con il Mulino è "La scuola in Italia" (2007).


Collana "Contemporanea", Bologna, Il Mulino, pp. 256, euro 16.