Per certi aspetti le nuove e gravissime accuse rivolte al presidente del Consiglio e al suo entourage ricordano la rivelazione degli scandali di Tangentopoli. Tutti sapevano, alcuni episodi erano già divenuti di dominio pubblico, qualche pesce piccolo era stato preso con le mani nel sacco. Eppure si andava avanti come se niente fosse. Questo sino a che la misura non è diventata colma, ed è partita “la grande slavina”. Oggi siamo a questo punto limite. La sconcezza di un presidente del Consiglio che partecipa – e chiede ai suoi accoliti di organizzare – festini con ragazze retribuite e tenute a disposizione, inclusa una minorenne, impongono una presa di posizione netta sul piano politico e sul piano morale. Chi scrive, in anni lontanissimi è stato a fianco del movimento di liberazione sessuale, ivi compreso quello omosessuale, quando il solo parlare di omosessualità suscitava ribrezzo e sarcasmo nell’opinione pubblica. Riteniamo che le preferenze affettive e sessuali siano un affare personale insindacabile e non avremmo alcun problema, né ci permetteremmo alcuna critica, di fronte alla vita privata libertina di chiunque, anche di chi ci governa. (Certo, se poi lo stesso partecipa entusiasta alle manifestazioni in difesa della famiglia, qualche piccolo problema di coerenza esiste, anche tra chi lo accoglie in tali manifestazioni).

Ma qui siamo ben oltre la sfera individuale e privata dei gusti erotico-sessuali. Siamo alla mercificazione della donna. Siamo alla compravendita dei corpi, addirittura a quelli delle minorenni. Ci troviamo cioè di fronte al peggiore degli sfregi che si possano fare al genere femminile: riportare le donne alla condizione di oggetti d’uso, per le cui prestazioni esiste sempre un quantum. Vengono in mente i prezzari appesi alle pareti dei bordelli degli anni Trenta che, con pessimo gusto, ancora oggi si trovano a decorare le pareti di alcuni luoghi pubblici.Se simili comportamenti sono riprovevoli per un cittadino “normale”, diventano del tutto esecrabili per un rappresentante del popolo, per di più a un così alto livello. Un uomo pubblico con le massime responsabilità che si trastulli in orge con ragazze prezzolate affonda la dignità di questo Paese ai livelli del “basso impero”. Chiunque abbia rapporti con esponenti delle classi dirigenti degli altri Paesi europei percepisce la disistima, oscillante tra la sufficienza e l’irrisione, che i comportamenti del presidente del Consiglio proiettano sull’Italia. E solo il provincialismo di una classe politica che gioca ai quattro cantoni tra gli studi televisivi per occupare ogni possibile spazio di comunicazione non può accorgersi del danno che ne viene alla nazione.
Purtroppo, non si può certo sperare in un sussulto di dignità da parte del protagonista di queste squallide vicende: l’idea di affrontare la giustizia – come ha fatto ad esempio il presidente israeliano, dimettendosi – non lo sfiora nemmeno. Eppure, giunti a questo punto, sarebbe l’unica possibilità per tentare di ripartire, per ricostruire l’immagine del nostro Paese, così dolorosamente sfregiata.