Julian il fuggitivo. Nell'aprile scorso l’australiano Julian Assange pubblicava sul suo controverso sito web WikiLeaks un video statunitense riservatissimo che mostrava le immagini di alcuni soldati americani all'interno di un elicottero d'assalto in Iraq. Nel video i soldati confondono l’equipaggiamento dei fotografi Reuters per armi, li uccidono aprendo il fuoco su di loro, poi sparano anche ai civili intervenuti ad aiutare le vittime. Quest’estate WikiLeaks ha pubblicato on-line 91.000 documenti, mai precedentemente resi noti, relativi alla guerra americana in Afghanistan. In ottobre ha pubblicato 391.832 documenti militari statunitensi, denominati The Iraq War Logs, in cui pressoché tutti gli eventi più gravi della guerra in Iraq dal 2004 al 2009 vengono raccontati in dettaglio. Assange ha insomma coordinato la più grande fuga di notizie riservate nella storia militare americana. E gli americani, che ancora sono presenti sia in Iraq sia in Afghanistan, ovviamente non hanno gradito.

Il segretario della Difesa statunitense, Robert Gates, ha accusato Assange di aver messo a rischio la sicurezza dei militari e degli informatori tramite una strategia comunicativa volta a rivelare anche i nomi dei protagonisti delle azioni militari, contenuti nei documenti segreti. Il capo di Stato maggiore, l'ammiraglio Mike Mullen, ha dichiarato: "Assange può dire tutto quello che vuole sul bene comune cui pensa di contribuire, ma la verità è che potrebbe già avere le mani bagnate del sangue di un giovane soldato o di una famiglia afghana".

Tutto ciò che viene pubblicato da WikiLeaks appare sul sito senza alcuna censura. La pratica di full disclosure portata avanti da Assange viene applicata a tutti i documenti divulgati a prescindere dal grado di riservatezza, dai manuali segreti della Chiesa di Scientology alla guida segreta della procedura operativa standard per Camp Delta a Guantanamo Bay, che ha rivelato come alcuni prigionieri siano stati tenuti nascosti durante le ispezioni  della Croce Rossa. Lo scorso maggio Assange ha dichiarato a un reporter di "The Age": "Noi siamo interessati alla giustizia. Siamo un’organizzazione sovranazionale, quindi non siamo interessati alla sicurezza nazionale".

In forte contrasto con la sua ossessione per la trasparenza, della vita privata di Julian Assange si sa molto poco. Non ha un domicilio fisso e cambia di continuo numero telefonico e indirizzo di posta elettronica. La sua prudenza estrema – consigliata dal fatto di aver irritato un buon numero di influenti personaggi – viene da alcuni giudicata una forma di paranoia. Anche il suo profilo ad oggi considerato giornalisticamente più autorevole, pubblicato dal "New Yorker" nel giugno scorso, risulta lacunoso riguardo ai dettagli della sua vita privata. Malgrado ciò, sappiamo che Julian Paul Assange nasce a Townsville, nello Stato australiano del Queensland, nel 1971 e che passa i suoi primi anni di vita a girovagare per la costa orientale dell’Australia con una madre anticonformista  che lo priva di una istruzione formale e, più tardi, lo costringe a sfuggire con lei a un partner violento, che Assange ritiene appartenere a un potente gruppo religioso. Quest’esperienza può aver fatto sì che Julian abbia ereditato sia il côté nomade sia quello paranoico, che adesso definiscono la sua personalità.

A 16 anni Assange si innamora di una ragazza con cui fa un figlio. In quello stesso periodo riceve  in regalo dalla madre un modem per il computer e comincia con due amici a inserirsi illecitamente all'interno di vari network. Il trio si fa chiamare "I sovversivi internazionali" e dall’Australia entra in svariati network europei e nordamericani ad accesso fortemente risservato, inclusa la rete del dipartimento della Difesa statunitense. Pur seguendo una norma autolimitante che non consente loro di gettare più che uno sguardo alle reti penetrate, i tre riescono a mettersi nei guai e si ritrovano al centro di un'inchiesta della polizia federale australiana, nota come Operation Weather. Assange viene rinviato a giudizio con trentuno capi di accusa relativi a pirateria informatica e altri reati simili. Pur dichiarandosi colpevole di venticinque delle accuse, viene condannato al solo risarcimento di una piccola somma di denaro per danni al governo.

Al contempo, Assange combatte una battaglia molto dura e penosa per la custodia del suo giovane figlio, che reputa essere in pericolo se  lasciato nelle mani della moglie e del suo nuovo fidanzato. Dopo quasi cinquanta udienze, tra appelli e controappelli, Assange riesce a trovare un compromesso con la moglie, ma il trauma lo lascia con i capelli completamente sbiancati e, con ogni probabilità, con una completa mancanza di fiducia nelle istituzioni. Anche se  continua a essere iscritto all'Università di Melbourne e mantiene una posizione di lavoro per così dire stabile, come - ironia della sorte - consulente alla sicurezza informatica, nel tentativo di sostenere suo figlio, Assange si sente tradito dal proprio paese, ma non solo. Forse, dopo un trattamento percepito come profondamente ingiusto, è in cerca di rivalsa e, col tempo, il sentimento diviene di universale disprezzo per le istituzioni statali in generale.

Nato in un piccolo appartamento vicino al campus dell'Università di Melbourne, WikiLeaks pubblica la prima fuga di notizie nel dicembre del 2006. Non molto dopo Assange lascia l’Australia per il Kenya e da allora rimane in uno stato continuo di movimento e di fuga perenne. Il resto è storia odierna.