Nel dopoguerra, almeno su un punto democristiani e comunisti sono d'accordo: la famiglia rappresenta un'istituzione fondamentale per gli italiani e il linguaggio della politica deve prenderne atto. Ma i due schieramenti non condividono lo stesso concetto di famiglia. Questo libro indaga a fondo la mentalità e le culture dell'universo comunista; non solo sulla base dei suoi tratti ideali ma anche delle ricadute nella vita di tutti i giorni: dall'educazione dei figli al rapporto con i consumi. Ne emerge uno scenario affollato di immagini contrastanti, che vede comportamenti tradizionali convivere con gli echi di un'ideologia egualitaria e soprattutto con una ferrea etica di partito. In un decennio "spezzato" come quello degli anni Cinquanta, novità particolarmente significative vengono poi dal fronte della stampa femminile. E' su "Noi donne" infatti che dopo il 1956 inizieranno a profilarsi i temi di quella battaglia per i diritti civili che contribuirà a preparare la strada alla critica della famiglia che segnerà il Sessantotto.

Maria Casalini insegna Storia dei movimenti e dei partiti politici nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Firenze. Tra i sui lavori: "Servitù, nobili e borghesi nella Firenze dell'Ottocento" (Olschki, 1997) e "Le donne della sinistra (1944-1948)" (Carocci, 2004). Con E. Asquer, A. Di Biagio e P. Ginsborg ha recentemente curato il volume "Famiglie del Novecento. Conflitti, culture e relazioni" (Carocci, 2010).

Collana "Saggi", Bologna, il Mulino, pp. 336, euro 26.