Jacob Zuma al potere in Sudafrica. Cronaca di una vittoria annunciata. L’African National Congress (ANC), conquistando una maggioranza di 264 seggi su 400, si è aggiudicata in maniera schiacciante le elezioni che si sono svolte in Sudafrica lo scorso 22 aprile.

Conseguenza diretta del voto è stata l’elezione da parte del Parlamento di Jacob Zuma (presidente dell’ANC) - che ha prestato giuramento il 9 maggio a Pretoria - a quarto presidente del Sudafrica del dopo-apartheid. L’ANC e il suo candidato alla presidenza sono giunti alla vittoria dopo una estenuante campagna elettorale, di fatto iniziata nel dicembre del 2007, quando l’allora presidente, Thabo Mbeki, non ottenne la rielezione alla presidenza dell’ANC, che andò invece a Zuma. I rapporti tra i due leader si erano irreparabilmente incrinati nel 2005 quando Zuma, vice-presidente del Sudafrica, era stato spinto alle dimissioni a causa del coinvolgimento in inchieste giudiziarie per corruzione. A sostegno della candidatura di Zuma alla conferenza nazionale dell’ANC a Polokwane (ex Pietersburg, città del Sudafrica nordorientale) si era schierato il COSATU, la principale confederazione sindacale del Sudafrica, ormai in aperta rottura con Mbeki per la politica di rigore economico attuata dal suo governo. 

La lotta per la leadership dell’ANC ha riservato però ulteriori sorprese. Dopo che nel settembre del 2008 Mbeki fu costretto alle dimissioni da un voto di sfiducia del National Executive Committee dell’ANC, alcuni sui alleati politici decisero di creare un nuovo partito, il Congress of the People (COPE). Alle elezioni il COPE ha raccolto il 7,4% dei voti, una cifra da alcuni osservatori giudicata inferiore alle aspettative ma, a ben guardare, interessante da un punto di vista politico. Dopo anni di intense discussioni sulla possibilità di alternanza politica in Sudafrica, considerata la schiacciante maggioranza con cui l’ANC, il principale artefice della lotta di liberazione contro il regime dell’apartheid, ha vinto tutte le tornate elettorali dopo l’instaurazione di un regime democratico nel 1994, il COPE ha per la prima volta rappresentato una reale alternativa politica all’ANC presso l’elettorato africano. L’altro principale partito di opposizione, la Democratic Alliance (DA), continua a non essere percepito come una reale alternativa all’ANC, perché identificato come un partito di bianchi e di coloured. Il tanto celebrato successo elettorale della DA, ossia la vittoria delle elezioni provinciali nella regione del Western Cape, mostra infatti tutti i limiti di questo partito, dal momento che proprio in questa provincia vi è la maggiore concentrazione di popolazione bianca e coloured. A questo punto, bisognerà vedere se il COPE saprà consolidare la sua presenza politica, se finirà per implodere o se verrà cooptato dall’ANC. Non bisogna infatti dimenticare che in passato l’ANC ha saputo esercitare un grande potere di attrazione sui partiti e sugli esponenti politici dell’opposizione, alcuni dei quali sono passati nelle sue file.

Un altro dato interessante uscito dalle elezioni è senza dubbio quella che appare la crisi irreversibile dell’Inkatha Freedom Party (IFP), che ha raccolto il 4,5% dei voti a livello nazionale. L’IFP è essenzialmente radicato nella regione del KwaZulu-Natal e il suo appello è storicamente rivolto alla popolazione di origine zulu. Dopo avere rappresentato durante gli anni ’90 una sfida per l’ANC, l’IFP è uscito fortemente indebolito dalle elezioni anche nel KwaZulu-Natal, dove è passato dal 36,8% al 20,5% dei voti. A questo risultato ha contribuito la candidatura di Zuma, anch’egli di origine zulu. Durante la campagna elettorale Zuma si è presentato non solo come uno zulu, ma anche come un “povero” che, attaccato dall’establishment attraverso una persecuzione giudiziaria politicamente manovrata, ha saputo ugualmente scalare i vertici della politica. Con un forte messaggio di giustizia sociale rivolto alla maggioranza africana della popolazione, che ancora attende di vedere un tangibile miglioramento del proprio tenore di vita dopo la fine dell’apartheid, Zuma si è proposto come il leader in grado finalmente di affrontare il problema dell’ingiustizia sociale in quello che rimane uno dei paesi al mondo con le maggiori disuguaglianze socio-economiche. Mentre il Sudafrica si confronta con una recessione economica senza precedenti e resta in grande misura dipendente dagli investimenti stranieri, non pochi osservatori si interrogano sulle effettive possibilità di Zuma di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.