In Australia laburisti e conservatori pareggiano. A sole otto settimane dal cambio di primo ministro (si veda la 'Lettera internazionale' del 27 luglio 2010), l’Australia si è ritrovata in un contesto politico inedito, quando, per la prima volta in settant’anni, le elezioni federali del 21 agosto non sono riuscite ad esprimere un governo di maggioranza.Sorprendendo molti, il primo ministro Julia Gillard aveva voluto anticipare le elezioni nella speranza che la ripresa del Labor Party, registrata da tutti i sondaggi subito dopo la sua ascesa al potere, si sarebbe concretizzata alle urne. Invece i Labor hanno perso un vantaggio di 13 seggi alla Camera (House of Representatives, composta di 150 membri), e al momento si trovano in una situazione di parità con la 'Coalition' conservatrice guidata da Tony Abbott e formata dal Liberal e dal National Party. All’indomani del voto, la Gillard ha annunciato di essere determinata a rimanere alla guida del paese fino alla nomina di un governo definitivo. “Ci attendono giorni di ansia”, ha detto rivolgendosi ai sostenitori del proprio partito. E di ansia, effettivamente, sono stati. L'iniziale popolarità della Gillard ha sofferto a causa delle divisioni interne al partito, nonché delle maniere poco signorili con cui l’ex premier Rudd – vittima di una lotta intestina al Labor – è stato privato della premiership nel giugno scorso. Se in seguito al voto del 21 agosto i Labor perderanno la maggioranza, si tratterà della prima volta dal 1931 in cui un governo sarà rimasto in carica per un solo mandato. Il leader dell’opposizione Abbott ha affermato che, sebbene qualsiasi trionfalismo sia prematuro, le elezioni sono state un “referendum sull’esecuzione di un premier”.

Laburisti e conservatori, che hanno conquistato rispettivamente 72 e 73 seggi (la maggioranza parlamentare è a 76), sono impegnati in un corteggiamento spasmodico del deputato ambientalista e dei quattro indipendenti ancora indecisi circa la propria collocazione. Chi sarà in grado di conquistarsi i favori di questi parlamentari dirigerà il primo governo di minoranza da molti decenni a questa parte. La mattina del primo settembre, a dieci giorni dalle elezioni, Julia Gillard ha firmato un accordo con il partito dei Greens, i verdi ambientalisti che hanno riportato un buon risultato elettorale attirando il voto degli scontenti del Labor Party e conquistando un deputato. In cambio del sostegno di quest’ultimo, Julia Gillard si è lasciata andare a svariate promesse, tra cui la creazione di un comitato sul cambiamento climatico interno al Consiglio dei Ministri (Cabinet of Australia) e la promozione di un dibattito parlamentare riguardo al coinvolgimento australiano nella guerra in Afghanistan. Ora, con 73 seggi ai Labor e 73 seggi alla 'Coalition', i quattro indipendenti – che rappresentano prevalentemente le zone rurali e conservatrici – si ritrovano in mano un potere e una responsabilità enormi. Facendo un appello pubblico proprio a costoro, la premier Gillard ha dichiarato che il suo governo “costituirà un nuovo paradigma per lo sviluppo regionale”. Abbott, da parte sua, ha fatto sapere che “solo una delle due coalizioni aiuterà veramente l’Australia rurale e suburbana”. Mentre una decisione da parte degli indipendenti non è attesa prima della settimana prossima, gli elettori australiani – il 95% dei quali vive in centri urbani – si sentono appesi a una corda che è saldamente tenuta dai rappresentanti di una piccolissima minoranza rurale.