Cambio della guardia a Canberra. L’Australia si è svegliata giovedì 24 giugno 2010 con un nuovo primo ministro. Nel corso di quella che la stampa australiana ha chiamato un’esecuzione politica, Kevin Rudd, primo ministro in carica, è stato privato della premiership in seguito a una improvvisa manovra interna al suo stesso partito. La vice-premier, Julia Gillard, da lungo tempo membro del parlamento per il Labor Party, è stata nominata primo ministro - il ventisettesimo, nonché prima donna a ricoprire tale carica nella storia australiana -, dopo la rinuncia di Rudd ad opporsi alla sua nomina andando ad un voto interno al partito da cui era sicuro di uscire perdente. Gli analisti politici ritengono che la decisione di “deporre” Rudd sia stata presa a seguito di una serie di sondaggi che hanno indicato un crollo nell’indice di gradimento del primo ministro, di un crescente scontento nei confronti di alcuni provvedimenti assai impopolari (tra cui uno volto a sottoporre internet ad una serie di filtri di censura), per non parlare delle elezioni in arrivo nell’aprile del prossimo anno. La situazione sembra essere precipitata dopo che la Australian Workers’ Union, un potente sindacato vicino al Labor Party, e, di conseguenza, un certo numero di parlamentari della maggioranza, ha deciso di togliere la fiducia a Rudd. Da una serie di riunioni tenutesi nella notte di mercoledì è emersa una preferenza per Julia Gillard ed è apparsa chiara la necessità per Kevin Rudd di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni o, in alternativa, di confrontarsi con la propria vice in un ballottaggio in cui i membri del
partito avrebbero espresso il loro gradimento per l'una o per l'altro. Rudd, che inizialmente aveva annunciato di non temere il confronto e voler dare battaglia, poche ore prima del voto si è dimesso.

Nonostante i tentativi di osteggiare l’azione dei Labor da parte della coalizione di centro-destra all’opposizione, che non ha esitato a definire “mafiosi” alcuni dei suoi parlamentari, le prime proiezioni mostrano come l’opinione pubblica sia incline a scaricare le responsabilità del fallimento politico su Rudd, piuttosto che sulla Gillard e sul partito. Julia Gillard, nata in Galles e avvocatessa di professione, non è sposata, non ha figli e non si definisce credente. La mattina del 24 giugno ha tentato di prendere le distanze dall’impopolare politica praticata da Rudd affermando: “So che il governo Rudd non ha fatto tutto quello che avrebbe potuto fare e che in alcuni casi è uscito di carreggiata”. Rimane il fatto che Julia Gillard è stata la numero due del medesimo governo per ben cinque anni. Ora ha tempo fino alle elezioni federali dell’aprile 2011 per convincere l’elettorato australiano di non essere semplicemente un volto (semi)nuovo in un partito ormai irrimediabilmente invecchiato e di essere degna del suo voto.