Ciclicamente, capita che la polemica politica (ri)scopra il fumetto. A partire dalla primavera del 2019, uno in particolare.

Il 2 marzo Maurizio Gasparri interviene in una polemica tra l’allora esponente del Pd Carlo Calenda e il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, affermando con un tweet che «tra i due, a svantaggio del primo, c’è una montagna di libri letti e scritti di differenza». La risposta di Calenda: «Le montagne di libri sono più basse o più alte di quelle lette da Salvini secondo lo stesso Sangiuliano? Includi “Topolino”?»

Il 18 marzo, rispondendo a critiche mosse alla flat tax da alcuni quotidiani, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini dichiara in un’intervista: «I numeri che ho letto sui giornali hanno l’attendibilità di “Topolino”». Lo stesso giorno, ai microfoni di Massimo Giannini, il segretario del Pd Nicola Zingaretti risponde così alle tesi economiche di Salvini: «Questo accade in quel bel fumetto di “Topolino”. Sono le teorie di Paperon De’ Paperoni [...] E non a caso Paperino e Qui, Quo, Qua questa generosità di Zio Paperone non l’hanno mai avvertita».

Il 19 marzo, il filosofo Massimo Cacciari, ospite a Carta Bianca su Rai3, in polemica col giornalista Maurizio Belpietro dichiara: «Se la gente avesse letto qualche libro in più oltre a “Topolino”, capirebbe molte cose». Replica di Belpietro: «Scusate, premesso che Cacciari è convinto che tutti gli altri escluso lui, ovviamente, leggano “Topolino”...». Curiosamente, Matteo Salvini reitererà più volte il riferimento alla testata/al personaggio di Topolino (una distinzione – cruciale in editoria – non sempre chiara nel discorso pubblico).

A luglio, alla richiesta di un commento sull’inchiesta de «l’Espresso» sui fondi russi, risponde: «Preferisco “Topolino” a “l’Espresso, se posso scegliere delle letture fantasy». Alla fine di agosto, caduto il primo governo Conte, dichiara al Tg1: «Io non pensavo che ci sarebbero stati dei parlamentari renziani che invece di andare alle elezioni avrebbero votato anche per il governo di Pippo e Topolino».

La casistica è ricca, a copertura di tutto il 2019, fino alla piena pandemia e oltre. Se infatti nella primavera di quell’anno il dibattito politico si era fatto più serrato e aspro con l’avvicinarsi di una serie di appuntamenti elettorali (elezioni europee e amministrative in maggio, ballottaggi delle amministrative in giugno e il preannunciato referendum costituzionale, che nell’ottobre 2019 viene fissato per il marzo 2020), ancora nell’agosto 2020, in polemica col giornale «Il Tirreno», Salvini afferma: «Se devo ridere, leggo “Topolino”, non “Il Tirreno”, con tutto il rispetto per “Il Tirreno”», mentre l’8 ottobre il consigliere del M5s della Regione Lazio Davide Barillari contesta con un tweet al virologo Roberto Burioni «dove hai studiato, su “Topolino”?».

Riassumendo: una lunga serie di dichiarazioni che usano il settimanale «Topolino» (e/o – per estensione – i popolari personaggi Disney le cui storie appaiono storicamente sulle sue pagine) come elemento di paragone negativo e strumento di derisione nei confronti dell’interlocutore/avversario politico. Gli episodi registrati sono numerosi, ma già dai pochi casi riportati notiamo che 1) non riguardano una sola parte politica; 2) ricorrono in ambiti e contesti comunicativi diversi; 3) coinvolgono non solo politici ma anche giornalisti, intellettuali e personalità scientifiche. Si tratta dunque di un atteggiamento trasversale.

Con alcuni picchi in occasione degli appuntamenti elettorali sopra citati, questa tendenza è ancora in corso, non senza reazioni. Gli autori del settimanale sono stati intervistati da Tv, radio e giornali e – in una specie di «riscossa» a difesa di «Topolino» – personalità di varia provenienza si sono espresse con parole inequivocabili. L’ex procuratore antimafia di Palermo, Pietro Grasso, commentando la segnalazione del suo libro Paolo Borsellino parla ai ragazzi, posta il seguente tweet: «Ma l’hai letto su “Topolino”? “Sì!” Questa citazione del mio libro su @TopolinoIT, giornale che ha educato, informato e divertito intere generazioni a partire dalla mia, mi ha reso felice e orgoglioso. W #Topolino (e Paperino, e tutti gli altri)!».

 

[L'articolo completo è pubblicato sul "Mulino" n. 6/20, pp. 1110-1116. Il fascicolo è acquistabile qui]