Obama, le politiche sanitarie e i diritti delle persone gay e lesbiche. Nel quadro delle nuove politiche sanitarie inaugurate con la recente riforma, lo scorso 15 aprile Obama ha rilasciato un memorandum che intende assicurare “il rispetto dei diritti dei pazienti ospedalizzati a ricevere visitatori e designare un tutore [chiamato ad intervenire] in caso di emergenze sanitarie”. Secondo il memorandum, entro 180 giorni dalla pubblicazione del documento, il Secretary of Health and Human Services (il Ministro della Salute) stilerà nuove regole in materia. Tutte le strutture che ricevono fondi federali nell’ambito di Medicare e Medicaid (i programmi assicurativi per gli anziani e per gli indigenti) saranno obbligate a rispettare le nuove norme. Nell’ammissione dei visitatori, eventuali limiti legati a razza, colore, origine nazionale, religione, sesso, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità dovranno essere rimossi. Gli ospedali saranno anche tenuti al pieno rispetto delle dichiarazioni anticipate di volontà del paziente, e dovranno assicurare ai tutori designati il diritto di compiere scelte informate riguardo alla salute della persona ricoverata. Secondo Obama, “ogni giorno, in varie parti d’America, capita che si neghino ai pazienti la gentilezza e le cure di una persona amata”, come avviene nel caso di vedovi e vedove senza figli, o di appartenenti ad un ordine religioso, che spesso sono assistiti da figure diverse dai parenti naturali. Tuttavia, continua Obama, sono le persone gay e lesbiche ad essere toccate “in modo eccezionale” dal problema.

La decisione di Obama è stata accolta con soddisfazione dalla National Coalition for LGBT Health (composta da circa 70 associazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender), che ha definito il memorandum “un primo passo” per i diritti delle persone LGBT. Dal canto loro, i gruppi conservatori e i repubblicani hanno reagito con moderazione davanti ad una scelta che, secondo i sondaggi, è condivisa dall’80% degli americani (benché poco meno del 50% si dichiari favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso). Le organizzazioni degli ospedali, infine, hanno accolto positivamente la decisione del presidente, compresa la Catholic Health Association, che rappresenta circa 600 ospedali. Secondo i sostenitori del provvedimento, il memorandum è stato ispirato dal caso di una coppia di donne, Janice Langbehn e Lisa Pond. Nel 2007, mentre si trovavano in vacanza in Florida con i loro quattro figli adottivi, Lisa è stata colpita da un aneurisma cerebrale e ricoverata d’urgenza in un ospedale di Miami. La clinica, tuttavia, si è rifiutata di consentire a Janice e ai bambini di stare accanto a Lisa, morta dopo poche ore mentre la sua compagna, che aveva vissuto con lei per 18 anni, tentava inutilmente di raggiungerla. La sera in cui ha firmato il provvedimento, Obama ha telefonato a Janice, dicendole di essere stato scosso dalla sua storia e rivolgendole le sue scuse per come lei e i suoi figli erano stati trattati. Janice è rimasta molto colpita dal comportamento del presidente: “Mi ha chiesto scusa. Negli ultimi tre anni non ho fatto altro che chiedere questo all’ospedale. Anche ora, continuano a rifiutarsi di chiedere scusa a me e ai bambini per aver lasciato morire Lisa da sola”.

Le scuse di Obama rappresentano un fatto molto significativo, perché chiariscono non solo a Janice, ma all’intera opinione pubblica, che la tutela dei diritti fondamentali in ambito sanitario spetta al governo, anche quando il servizio è erogato da soggetti privati. Come ha messo in evidenza la studiosa del welfare state Jill Quadagno, quando la spesa sociale e le regole che la governano sono indirizzate verso l’obiettivo dell’uguaglianza, i benefici sono offerti su base permanente e universale e le istituzioni responsabili della discriminazione sono fatte transitare dalla sfera privata a quella pubblica, lo stato sociale diviene uno strumento attivo per la promozione dei diritti civili; a dimostrazione che diritti civili e diritti sociali non sono fenomeni disgiunti, ma momenti complementari nel processo di costruzione della cittadinanza.