La nascita del partito unico della destra ha tenuto banco per giorni su quotidiani e televisioni. Le due parole più sbandierate sono state: modernizzazione e interesse collettivo. Parole belle, ma stridenti con la realtà delle scelte che, più o meno negli stessi giorni, sono state prese.
Il Senato aveva da poco votato una legge sull’obbligatorietà dell’idratazione forzata che va contro una norma costituzionale, poiché rovescia il rapporto stato-cittadini che nell’età moderna, l’“età dei diritti”, dà priorità alla libertà personale e all’autodeterminazione del cittadino rispetto ai doveri del suddito.
Violare il diritto alla libertà personale come si coniuga con l’altisonante “interesse del popolo italiano”, variamente coniugato come interesse collettivo o pubblico?

A meno che – ma questo avviene negli stati teocratici – sia lo Stato a dare indicazioni prescrittive di tipo morale/religioso su come vivere e come morire. (La sola voce che pare aver colto questo stridore è stata quella di Gianfranco Fini che ha avvertito una platea stupita dei pericoli di uno “Stato etico”.)
Ma altri stridori emergono. Da un lato non viene smentita l’affermazione del Papa sull’inutilità dei preservativi per la difesa da infezioni mortali, negando di fatto alla scienza la capacità di tutelare la vita. Dall’altro, nel biotestamento, si prescrive l’introduzione chirurgica forzata di sondini in corpi in coma irreversibile, attribuendo alla stessa scienza la decisione suprema di prorogare la morte.
Con l’assenso sull’inutilità dei profilattici, su cui anche la sinistra italiana si è mostrata pavida e silente, si è compiuto un passo che, senza distinzione, destra e sinistra europee hanno stigmatizzato nel nome appunto del bene collettivo per eccellenza, quello della salute.
Come si fa a parlare di educazione civica dei giovani se non li si informa sull’uso responsabile del proprio corpo e di quello altrui?
La “modernizzazione” a ritroso del nostro Paese è anche l’effetto di una sottovalutazione della maturità e della “modernità” del “popolo” a cui la politica di destra e di sinistra si rivolge. Non sono solo i sondaggi che lo dicono (sui preservativi, ad esempio, la stragrande maggioranza ha un’opinione scientificamente corretta, così come sul testamento biologico prevale nettamente la libertà di scelta), ma ricerche approfondite che comparano tra loro le popolazioni dei Paesi occidentali. Queste ricerche mostrano che – pur con alcune differenze interne – questi Paesi, Italia compresa, hanno tutti imboccato la strada di quella “rivoluzione silenziosa” che fin dagli anni Settanta ha reso dominante una morale individuale, basata sulla libertà di coscienza, senza differenze significative tra credenti e non credenti, tra laici e cattolici.
E allora perché l’opinione pubblica non si mobilita a difesa dei propri diritti e di libertà conquistate nel corso dei secoli?
Come sanno gli studiosi della formazione dell’opinione pubblica, se temi controversi non vengono argomentati in pubblico (è la televisione a svolgere il ruolo principale), si diffonde la sensazione che vi sia un pensiero dominante, e la percezione del divenire minoranza della propria opinione. La paura dell’isolamento genera una sorta di “spirale del silenzio” e di invisibilità pubblica.
Ma se la destra è conservatrice, la sinistra cosa fa? Se non vuole rimanere al palo, non può essere, a sua volta, conformista. E deve rompere quella spirale del silenzio in cui rischia l’invisibilità e la marginalità politico-culturale.