La nuova rivale di Joe Biden. Il quarto dibattito democratico ospitato da Cnn e “The New York Times” a Westerville, Ohio, verrà ricordato come quello con il più alto numero di partecipanti della storia. Si è infatti raggiunto questo record dopo la riammissione di Tulsi Gabbard. La trentottenne veterana e deputata delle Hawaii, non ammessa al precedente dibattito, nei giorni scorsi aveva minacciato un clamoroso boicottaggio, in aperta polemica con il Democratic national committee e i media, accusati di influenzare il voto degli early voter con una posizione troppo sbilanciata verso i candidati maggiori, ma ha infine fatto un passo indietro raggiungendo gli altri undici sfidanti al Rike physical education center dell’Otteneim University, lo storico istituto privato di Liberal arts di Westerville.

Tra le new entry assolute del dibattito – moderato dagli anchor di Cnn Erin Burnett e Anderson Cooper insieme al caporedattore del “New York Times” Marc Lacey – figura invece Tom Steyer, sessantaduenne milionario, hedge fund manager e filantropo, fondatore del gruppo di pressione liberal-ambientalista NextGen America.

Con loro, Cory Booker, Kamala Harris, Bernie Sanders, Joe Biden, Elizabeth Warren (questi ultimi tre i candidati favoriti, per la seconda volta tutti radunati nella stessa serata), Pete Buttigieg, Andrew Yang, Beto O'Rourke, Amy Klobuchar, Julián Castro.

Alla vigilia del dibattito, i tre candidati maggiori continuavano, messi insieme, a superare il 70% delle preferenze su base nazionale, ma rispetto al precedente dibattito si è ridotto il margine tra gli indici di gradimento di Joe Biden, che ha perso quasi due punti percentuali, ed Elizabeth Warren, che ne ha guadagnati sei, appena sei punti sotto l’ex vice presidente. È così riuscita per la prima volta a superarlo in Iowa, che il 3 febbraio 2020 aprirà, come da tradizione, la corsa per la nomination democratica.

Elizabeth Warren, il candidato che vive più di tutti gli altri il suo “momentum”, come da previsione è l’autentica protagonista del dibattito, anche dal punto di vista dei tempi. La somma degli interventi della senatrice nel corso delle circa tre ore di dibattito sfiora i ventitré minuti, superando di dieci minuti la media dei dodici contendenti: al secondo posto Joe Biden con 16,7 minuti e all’ultimo l’esordiente Tom Steyer, con meno di 8 minuti tra battute e risposte.

La questione dell’impeachment fa inevitabilmente irruzione nel dibattito, monopolizzando la prima parte della serata in un coro di accuse e posizioni tendenzialmente favorevoli alla rimozione del presidente Trump: la sola Gabbard si mostra più cauta e pragmatica per il rischio di non raggiungere i voti necessari in Senato per portare a termine la procedura, mentre Bernie Sanders, dopo aver chiesto a Mitch McConnell di “fare la cosa giusta”, implora i moderatori di passare alla discussione di ciò che interessa davvero agli americani.

Tra questi, ancora una volta, ci sono l’economia e la sostenibilità dei piani di sanità universale, portati avanti da alcuni candidati come Elizabeth Warren, che prevede di compensare i costi dell’estensione della copertura sanitaria con una maggiore progressività dell’imposizione fiscale. Si tratta di una visione condivisa da Bernie Sanders e osteggiata da Amy Klobuchar e Pete Buttigieg, che ne contestano l’attuabilità sottolineando i rischi di un’ulteriore polarizzazione dell’opinione pubblica. Lo stesso Joe Biden, anche per difendere le più realistiche premesse di Obamacare, considera Medicare For All un piano che costerebbe più dell’attuale budget federale, e si fa promotore di un allargamento di Obamacare senza nuove tasse e che lasci la libera scelta tra opzione privata e opzione pubblica. Kamala Harris è la prima candidata a parlare di accesso all’aborto soprattutto per le fasce di popolazione più emarginate, e tutti gli altri contendenti si dicono favorevoli alla difesa di un diritto fondamentale per le donne, con diverse sfumature, da Klobuchar e Warren che chiedono che la storica sentenza Roe vs. Wade diventi una legge federale e non una questione da rimandare di volta in volta alla Corte suprema e influenzata dalle visioni più o meno liberali della stessa. Se Buttigieg propone di depoliticizzare l’alta corte trovando l’approvazione di Cory Booker, Joe Biden mantiene anche in questo caso una posizione più centrista e moderata e in difesa dell’assetto istituzionale americano.

L’ex vice presidente, rispetto agli altri tre dibattiti, non è il bersaglio principale delle accuse dei candidati minori che evidentemente vedono la candidata in ascesa, Elizabeth Warren come vera favorita, a quattro mesi dall’inizio delle primarie. Le uniche domande scomode rivolte a Biden vertono sulla questione degli affari in Ucraina di suo figlio, dalle cui presunte pressioni di Donald Trump sul governo Volodymyr Zelensky per indagini approfondite su Hunter Biden è nato il caso politico delle ultime settimane. Lo stesso Biden, e poi ancora Pete Buttigieg, Amy Klobuchar, Andrew Yang, Tulsi Gabbard e Beto O’Rourke hanno dedicato buona parte dei loro interventi ad attaccare frontalmente le posizioni più socialdemocratiche di Warren, su accordi commerciali, spesa pubblica, tasse, politica estera e anche sul tema dell’automazione, che secondo la senatrice resta un rischio e una minaccia per il lavoro più che un’opportunità di sviluppo.

Elizabeth Warren, difesa solo da Booker, il quale rievoca gli spettri dei duri attacchi contro Hillary Clinton che hanno contribuito a sfaldare il fronte democratico portando alla sorprendente vittoria dei repubblicani del 2016, si difende bene, risponde su tutto dimostrando una certa debolezza solo sul tema delle coperture per il suo piano di assistenza sanitaria e di redistribuzione della ricchezza a vantaggio della classe media e degli esclusi, e offre la migliore performance televisiva tra le sue precedenti e la migliore tra tutte le performance di questo quarto dibattito, insieme a quella di Pete Buttigieg che al momento pur lontano sui sondaggi nazionali di dieci punti dal terzo posto, in Iowa si avvicina sempre di più a Bernie Sanders, apparso in condizioni di salute rassicuranti dopo i problemi cardiaci di inizio ottobre.

Il quinto dibattito di mercoledì 20 novembre di Atlanta ci dirà se quello di Elizabeth Warren è solo un momento favorevole, o se inizierà già entro la fine dell’anno l’inseguimento di Joe Biden alla senatrice del Massachusetts.