Il caso catalano mi rafforza nella convinzione che l’Unione europea è una struttura (o una sovra-struttura) istituzionale creata dai governi degli Stati nazionali per garantire la sopravvivenza degli Stati stessi. Detto altrimenti, senza l’Ue gli Stati nazionali avrebbero avuto vita grama. Prima di tutto non avrebbero potuto garantire settant’anni senza guerra, perché difficilmente avrebbero potuto trovare un quadro istituzionale altrettanto credibile entro il quale risolvere pacificamente i loro conflitti di interesse. In secondo luogo, non avrebbero potuto garantire alle loro popolazioni, attraverso l’apertura dei mercati, quel grado di benessere sufficientemente diffuso che ha consentito di mantenere i conflitti distributivi all’interno delle rispettive società a un livello tutto sommato sopportabile. Terzo, hanno potuto barcamenarsi in un mondo turbolento nascondendo le loro debolezze. In assenza di pace, di benessere e di (almeno relativa) sicurezza, gli Stati avrebbero perso legittimità agli occhi dei loro stessi cittadini, molto di più di quanto di fatto non sia avvenuto. L’appartenenza all’Ue ha consentito loro di frenare, e di rendere meno visibile, il loro stesso declino. Un declino che ha avuto inizio almeno un secolo fa, al tempo della Grande guerra, che è continuato tra le due guerre, ha avuto una paurosa accelerazione nella Seconda guerra mondiale ed è stato rallentato durante la Guerra fredda. Ma che ora, mentre si profila un mondo globalizzato e multipolare, ha raggiunto un livello sempre più profondo. È l’Ue che ha tenuto a galla gli Stati nazionali.

Certo, per rendere ciò possibile gli Stati hanno dovuto pagare un prezzo; hanno dovuto cedere alcuni pezzi della loro sovranità, di fatto e di diritto: hanno messo insieme le loro forze armate sotto l’ombrello americano, hanno creato un corpus iuris comune in diversi ambiti cruciali della vita sociale, hanno (anche se non tutti) rinunciato a batter moneta, hanno messo dei vincoli al potere di spendere e di indebitarsi. Non hanno rinunciato invece a quel cruciale aspetto della sovranità che consente loro di mettere le mani nelle tasche dei loro cittadini: la sovranità fiscale non si tocca ed è l’unico pezzo di sovranità che resta intatto nelle mani degli Stati e dei loro governanti.

Con qualche difficoltà gli Stati nazionali in declino sono riusciti perfino a mettere a freno le tendenze centrifughe di alcune loro regioni. Tutti i Paesi, chi più chi meno, hanno dovuto far fronte a movimenti autonomisti, qualche volta addirittura secessionisti: Scozia, Galles, Catalogna, Paese Basco, Corsica, Fiandre, Veneto, Lombardia, Cechia e Slovacchia. Si è salvata la Germania in virtù della sua struttura federale, anche se Monaco (di Baviera) e il partito della Csu danno qualche preoccupazione a Berlino e ad Angela Merkel.

Il governo spagnolo ha potuto fare la voce grossa (e ricorrendo a un pugno autoritario fin troppo duro) nei confronti di Barcellona perché sapeva che non sarebbe stato tradito da Bruxelles. E tutto sommato è bene che sia andata in questo modo. L’indipendenza catalana è una follia, ma la risposta di Madrid ha versato benzina sul fuoco. La cautela di Bruxelles ha per il momento evitato che il vento alimenti l’incendio. Ma per quanto ancora?

Il deposto presidente catalano Puigdemont, con alcuni membri del suo governo, si è riparato a Bruxelles, forse in un estremo tentativo di ottenere un molto improbabile avallo europeo, forse perché si sente più protetto in un Paese anch’esso diviso e con robuste pulsioni indipendentiste. Il governo di Madrid ne ha richiesto l’estradizione, creando un bel problema ai giudici belgi, i quali per il momento si sono limitati a imporre un soggiorno obbligato nella capitale belga.

Il povero Tusk cerca di calmare gli animi, invitare alla moderazione e al dialogo, al massimo potrà suggerire una soluzione federale sul modello della Bundesrepublik. L’Ue è una creazione degli Stati nazionali, non può, anche se lo volesse, schierarsi con gli «indipendentisti» contro gli Stati. Anche gli scozzesi si erano illusi di poter restare in Europa senza il Regno Unito. L’Europa delle regioni, auspicata da alcuni, non è ancora matura e forse non lo sarà mai. Come dicevamo, finora l’Ue è riuscita a frenare il declino degli Stati nazionali. Se questi però non riusciranno a rafforzare l’Unione, cedendo ulteriori dosi di sovranità e rafforzandone la legittimità democratica, il loro ulteriore declino, per quanto lento, diverrà inesorabile e sarà accompagnato da crescenti derive alla frammentazione micro-nazionalista. L’autonomia nel quadro di un’unione federale è l’unica soluzione per la Spagna, ma anche per l’Europa.

 

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