Il caso porta i francesi e gli italiani a votare per le regionali quasi nello stesso momento. I primi, il 14 e il 21 marzo, i secondi soltanto una settimana dopo. Certo, esistono differenze notevoli. La Francia rinnoverà l'insieme dei 26 consigli regionali del territorio metropolitano e dell'oltremare. In Italia, sono interessate solo 13 regioni. Le modalità dello scrutinio, nei due casi, associano elementi proporzionali e maggioritari, ma secondo meccanismi differenti. Va poi ricordato che in Italia il potere delle regioni è più forte rispetto alla Francia.
Eppure, questi due scrutini presentano interessanti analogie. Innanzitutto, in termini di partecipazione. Poiché i cittadini dei due Paesi non sembrano molto motivati, ancora una volta si può temere un'alta astensione. Ciò sarebbe tanto più paradossale in quanto queste elezioni designano politici che, generalmente, prestano ascolto agli elettori. In un'epoca in cui i poteri sembrano sfuggenti, l'istanza regionale dovrebbe beneficiare dei vantaggi derivanti dalla sua vicinanza ai cittadini.
Inoltre, queste elezioni permetteranno di misurare i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. Da una parte e dall'altra delle Alpi, la destra è al potere e la sinistra all'opposizione. Una destra eletta nel 2007 in Francia e nel 2008 in Italia, trascinata da Nicolas Sarkozy e da Silvio Berlusconi. Due leader che attribuiscono una importanza notevole alla comunicazione e praticano forme di populismo, in maniera molto più marcata in Italia che in Francia. Entrambi occupano un vasto spazio politico, che va dai confini dell'estrema destra al centro. Ciascuno di loro dirige un partito unificato che riunisce differenti sensibilità politiche. Hanno imposto i loro valori nello spazio pubblico e costruito un solido blocco sociale. Tuttavia, il cosiddetto «sarkoberlusconismo» va relativizzato. Berlusconi non è Sarkozy e viceversa. In Francia, non c'è alcun conflitto d'interessi e le istituzioni della Quinta Repubblica hanno dato prova della loro solidità. Le due destre non hanno né la stessa storia né priorità simili. Infine, Sarkozy batte record di impopolarità mentre Berlusconi, pur mantenendosi a un livello inferiore a quello che ha conosciuto, vanta un livello di consenso relativamente elevato.
La sinistra affronta queste elezioni sotto auspici opposti. In Francia, i socialisti sperano di confermare il successo del 2004 con la vittoria in 20 regioni su 22, o addirittura di fare meglio. Intendono affermarsi come la principale forza dell'opposizione. Senza per questo essere sicuri di scongiurare la maledizione: vincono le elezioni locali ma perdono le presidenziali. In Italia, la situazione dell'opposizione è più preoccupante poiché questa non ha la certezza di mantenere la guida delle regioni che guida attualmente. di fronte a un PDL in cui, pure, Berlusconi è stato costretto, una volta di più, a fare concessioni alla Lega e agli ex esponenti di Alleanza Nazionale, insomma, si ritrova sulla difensiva.
Un mese politicamente importante per entrambi i Paesi, marzo. Sarà interessante analizzare gli esiti dei due voti, proprio a cominciare dal dato sull’astensionismo.


[Traduzione di Pierpaolo Naccarella]