La nuova Nato di Rasmussen. Dal Primo agosto 2009, la Nato ha un nuovo Segretario generale, il tredicesimo della sua sessantennale esistenza: all’ex ministro degli Esteri olandese Jaap de Hoope Schaffer è succeduto il premier danese Anders Fogh Rasmussen. L’ex leader di Venstre è diventato segretario in prossimità delle elezioni presidenziali afghane del 20 agosto scorso mentre nove giorni prima si era incontrato con l’ambasciatore russo nella sede di boulevard Leopold III per riprendere con Mosca i rapporti interrotti a seguito della crisi georgiana. Dopo un duro dibattito sull'opportunità della sua candidatura, soprattutto per l'ostilità di Ankara, che non gli perdonava il silenzio mantenuto in occasione dell'annosa querelle delle vignette anti-islamiche apparse sul quotidiano Jyllands-Posten, la mediazione di Obama si è rivelata decisiva per la sua nomina. Dopo un inizio balbettante Rasmussen sta risalendo la china e si pone come guida autorevole della più importante alleanza militare del mondo.

I punti chiave del suo ufficio sono stati apprezzati dagli addetti ai lavori: continuare l’impegno in Afghanistan, costruire relazioni più proficue con la Russia e stringere relazioni più forti con i Paesi dell’area mediterranea. Rasmussen ribadisce l’impegno in terra afghana, confermando che collaborerà con la popolazione senza scendere a compromessi con coloro che cercheranno di ostacolare l’obiettivo dell’Alleanza. La parola “ritiro” è ancora lontana, ma il coinvolgimento dei paesi mediterranei pare un punto centrale per il contrasto della minaccia terroristica. Rasmussen sa che le elezioni sono state un insuccesso a causa dei brogli e del ritiro dell’avversario più credibile di Hamid Karzai, quell’Abdullah Abdullah che è volontariamente uscito di scena dopo avere portato Karzai al ballottaggio. La mediazione con i 43 Stati che partecipano alla missione Enduring Freedom è complicata ma Rasmussen sembra avere un profilo di autorevole mediatore. Sa che la Nato è stata istituita come difesa territoriale, espressione di quell’art. 5 che ha portato la guerra a Kabul, ma è anche a conoscenza che proprio laggiù si gioca la sua credibilità.

Il primo gesto concreto è stato, in vista del prossimo vertice di Lisbona, nominare, per la prima volta dal 4 aprile 1949, un gruppo di dodici saggi incaricato di disegnare i futuri contorni dell’Alleanza, il “Nuovo concetto strategico” (NSC). A capo del gruppo, l’ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright, dovrà fornire nuove indicazioni per ridefinire la strategia per il XXI secolo, ma anche riflettere sulle mosse del prossimo futuro. Una delle linee guida dovrebbe essere il via libera al rafforzamento della Pesc, ora che il Consiglio europeo ha eletto un Alto rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza. Quella Catherine Ashton che dovrebbe coordinare l'Ue sulla scena diplomatica internazionale. La difesa europea è un concetto ancora rimasto sulla carta, ma il rientro francese nel Comando integrato dopo oltre quarant’anni e le nuove politiche di sicurezza dell’Ue, il secondo partner privilegiato dopo gli Usa, sono i cardini futuri della Nato.

Anche circa la Russia l’ex premier danese sembra avere le idee chiare: Mosca è un partner strategico con cui stabilire una politica di buon vicinato: noi evitiamo di irrompere nel tuo giardino di casa e tu, in cambio, non fai i capricci con il gas. Nel 1999, data dell’ultimo NSC, non si pensava che dieci anni dopo l’Organizzazione sarebbe stata coinvolta in missioni della portata di K-Force o ISAF, che buona parte dei paesi dell'ex Oltrecortina ne sarebbero diventati membri e l’11 settembre 2001 sarebbe stata la prima prova post-1989. Rasmussen – che ha la benedizione di Obama - nella sua agenda deve anche tenere conto di climate change, sicurezza informatica, energetica e della pianificazione e del dispiego di forze armate che appaiono inferiori alle necessità del momento. Il vertice del mese scorso sembra aver mosso le acque. La Nato è sopravvissuta alla Guerra fredda perché ha dimostrato di essere capace di adeguarsi a un contesto internazionale in turbolenta evoluzione e l’NSC dovrà stabilire chiaramente gli obiettivi di boulevard Leopold III nei prossimi decenni.