L’idea del ponte sullo Stretto di Messina ha alle spalle una storia così lunga da averne fatto nell’immaginario collettivo un vero e proprio mito, opera cardine nel processo di modernizzazione del Paese.

Riunitosi questa mattina a palazzo Chigi, Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha varato una spesa di circa 18 miliardi di euro per le infrastrutture. Il pacchetto, tra l'altro, include lo stanziamento necessario all'avvio dei lavori per la costruzione del Ponte.

Sul tema, si segnala l'articolo pubblicato sul "Mulino" da Antonio Tamburrino, dal titolo L'Italia al bivio del "Ponte".



Antonio Tamburrino
L'Italia al bivio del "Ponte"
Da "il Mulino" n. 1/02
Doi: 10.1402/1274


► Un brano tratto dal secondo paragrafo:

Il Ponte-collegamento
Per progettare un miglioramento del collegamento fra Messina e Reggio non si può prescindere da un esame della domanda. Nell’anno 2000, i traghetti hanno trasportato mediamente 8.200 veicoli al giorno, costituiti da 6.000 auto, 1.140 autotreni e 1.050 veicoli commerciali. Per avere un termine di paragone dei problemi da risolvere si tenga presente che sulla tangenziale di Mestre il volume è 17 volte maggiore, dato che vi transitano 140.000 veicoli al giorno. Ma queste sono considerazioni da Piano Generale dei Trasporti che oggi, come si è visto, non è più una questione prioritaria. Gli advisors internazionali hanno stimato che questo traffico potrà aumentare al 2032 da un minimo di 10.500 a un massimo di 18.500 veicoli al giorno. Per quanto riguarda i treni, oggi ne passano 52. Sempre al 2032, le previsioni sono fra un minimo di 78 ed un massimo di 134 treni al giorno.
Sarà il Ponte in grado di sopportare questo traffico? Sembra incredibile, eppure è di inconfutabile evidenza che i progettisti del Ponte non sono mai stati infastiditi da questa banale domanda. Infatti vediamo che la decisione da cui tutto è partito è stata quella di prevedere una sezione di ben 64 m: e non è assolutamente possibile ridurre questa sezione, altrimenti il Ponte a campata unica non sta in piedi! A questo punto è nato il problema: cosa fare della mega-struttura che ne deriva? L’idea più banale sarebbe stata quella di sistemarvi comodamente una cinquantina di campi di calcio. E invece i progettisti hanno avuto più fantasia e hanno preferito disegnare 12 corsie autostradali e due binari ferroviari. Si è raggiunto così un primato: il più grosso corridoio di traffico in Italia. Cosa farne? In futuro si troverà certamente qualcosa. Per ora, si deve sapere che se si utilizzassero solo tre corsie per senso di marcia, il traffico attuale dello Stretto ci starebbe comodamente dentro per ben 17 volte. Nel 2032, nel caso di crescita elevata, la metà del Ponte sarà sempre 8 volte più grande di quanto necessario. Solo per la ferrovia, le cose andrebbero un po’ meglio, con un’utilizzazione fra il 39% e il 65%, ma non tanto da giustificare da subito il doppio binario. Questa incredibile sproporzione fra l’offerta e la domanda dimostra in maniera inoppugnabile che l’obiettivo primario del «Ponte della Società», non è quello di migliorare i collegamenti fra la Sicilia e la Calabria, altrimenti si sarebbero prese in considerazione soluzioni più fattibili. E, in trent’anni, forse qualcosa si sarebbe già realizzato.