Leggo in ritardo la cronaca dell’aggressione al professor Angelo Panebianco all’Università di Bologna da parte di un gruppo di studenti (tutti studenti?), indignati per l’articolo che Panebianco aveva scritto il giorno prima sul «Corriere della Sera» a proposito della selezione dei flussi di immigrazione. Come direttore di questa rivista, e a nome del Comitato direttivo dell’Associazione «il Mulino», esprimo la mia solidarietà ad Angelo Panebianco e, a mia volta, l’indignazione per i metodi di contestazione usati. Le idee del mio collega possono non essere condivise, sia sul piano politico-normativo, della loro corrispondenza a valori etico-politici;  sia su quello positivo, della loro effettiva attuabilità. Su entrambi i piani su questa rivista abbiamo scritto in passato, la casa editrice e altre riviste del Mulino hanno pubblicato contributi importanti e l’Associazione annovera alcuni dei migliori esperti del problema. E presto torneremo sull’argomento. Ma il metodo di “discussione” è inaccettabile e sconfina in un problema di ordine pubblico.

Immagino che gli studenti che hanno inscenato la gazzarra contro Panebianco pensino di essere di sinistra. Ma pochi fanno alla sinistra ora possibile un danno maggiore di loro. Non ancora grave quanto quello dei loro omologhi di alcuni gruppi No-Tav. Ma il piano della violenza e dell’illegalità è inclinato.