Attenti a Cipro. Il 25 marzo il piano di salvataggio di Cipro è diventato ufficiale e definitivo. Prevede la ristrutturazione del sistema bancario e un prelievo del 30% sui conti con più di 100.000 euro. Le reazioni dei mercati sono state altalenanti, viziate anche dalle dichiarazioni fuori luogo del ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem.

La decisione è stata accettata anche da Mosca, in quanto la piazza finanziaria di Nicosia è ancora troppo importante, tanto che gli esperti economici russi discutono le eventuali conseguenze per l’economia di Mosca e la possibilità di trarre comunque un beneficio da questo passaggio.

Secondo i dati dell’Agenzia di rating Moody’s, confermati oggi 26 marzo dall’autorevole quotidiano russo «Kommersant», i depositi d’imprese o privati cittadini russi nelle banche cipriote ammonterebbero a 19 miliardi di dollari americani. Se si dovesse dare corso al prelievo forzoso del 30%, la perdita complessiva non è al momento quantificabile, ma si aggirerebbe intorno ai 3 miliardi di dollari. Tra le banche maggiormente colpite ci sarebbe l’emanazione «cipriota» della Banca commerciale estera russa (Vtb), il cui totale in depositi non è però stato comunicato. La direzione di un altro istituto di credito, la Promsvjaz’bank, che ha una filiale a Cipro, ha definito l’annunciata mossa del governo di Nicosia come un «esproprio nei riguardi d’onesti agenti del mercato finanziario». Sempre Moody’s ha quantificato i crediti sottoscritti dal sistema bancario russo nel suo complesso a quello cipriota in una cifra compresa tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. In caso di default, i danni per l’economia russa sarebbero quindi ben più consistenti di quelli legati al prelievo forzoso, ma complessivamente contenuti perché corrispondenti a circa il 2,5% del capitale totale in mano alle banche russe, stimato da Moody’s a inizio 2013 in 150 miliardi di euro, cifra – è bene ricordarlo – non ufficiale.

Vladimir Putin ha sempre ritenuto la decisione sui depositi bancari viziata da una scorrettezza di fondo, perché non tiene conto degli aiuti erogati nel corso dell’ultimo anno da Mosca. Una reazione che sembra più una dichiarazione di prassi che una reale protesta, tanto che né il sito del presidente, né quello del ministero degli Esteri riportano note ufficiali. I commenti più importanti li hanno fatti pochi giorni fa figure politiche di secondo piano, e sono caratterizzati da una fondamentale comprensione della situazione. Secondo il viceministro dell’Economia, Andrej Klepach, l’eventuale provvedimento è un problema «interno di Cipro» e la Federazione russa può fare ben poco per mettere in sicurezza i depositi dei propri cittadini. Ancora più significativa la presa di posizione di Sergej Shatalov, viceministro delle Finanze, per il quale «la decisione delle autorità cipriote di imporre una tassa sui depositi bancari può essere attenuata in termini di aliquote e oggetto, ma deve essere presa». La norma sui conti correnti, infatti, se da un lato riguarda il prestigio internazionale di Mosca, dall’altro offre la possibilità alle autorità finanziarie russe di indagare sulle continue fughe di capitali per paradisi fiscali più o meno legali. E proprio Cipro appare il centro finanziario favorito dalle grandi imprese russe grazie al basso coefficiente di tassazione e alla sua normativa finanziaria poco invasiva, nonché al fatto che negli anni Novanta non vigeva il regime dei visti per i cittadini russi. Allo stesso tempo, è la maggiore fonte di investimenti esteri diretti in Russia con denaro in gran parte proveniente dalla Federazione stessa. In questo senso si deve leggere la dichiarazione del presidente dell’organizzazione Delavaja Rossija (Russia degli affari) Aleksandr Galushka, per il quale le autorità russe dovrebbero approfittare della situazione facendo una «mossa forte» per attrarre capitali in Russia come, per esempio, ridurre le tasse. In Kazakistan – ha ricordato Galushka – pochi anni fa un provvedimento del genere ebbe come effetto un significativo aumento degli investimenti.

I rapporti diplomatici tra Federazione russa e Cipro sono buoni. L’ultima visita ufficiale di un presidente russo risale ad appena due anni fa, quando Dmitrij Medvedev giunse sull’isola in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura di relazione diplomatiche tra i Paesi. Nell’occasione, l’allora presidente russo ringraziò il suo omologo cipriota Dimitris Xristofias per il sostegno dato agli sforzi di Mosca d’avvicinamento all’Unione europea, a partire dalla fine del regime del visto tra Russia e Ue (promessa fatta almeno un decennio fa ma al momento lontana dal realizzarsi). Sempre quel giorno fu firmato un programma di lavoro comune per il triennio 2010-2013 composto da 51 punti suddivisi in 9 paragrafi tra cui uno riguardante l’aspetto fiscale: in esso, il punto 19, le parti si impegnavano a cambiare quanto previsto da un precedente accordo del 1998 e a promuovere la cooperazione per migliorare il reciproco scambio di informazioni ed evitare le doppie imposte sul reddito e sul capitale. Ora tutto questo dovrà essere rivisto.