L’Algeria si muove al ritmo del Festival Panafricano. Dal 4 al 20 luglio, Algeri ha accolto il secondo Festival Panafricano, quarant’anni dopo quello storico del 1969. E’ stata una festa grandiosa, di suoni, di colori e di gioia popolare, con la quale Algeri e altre 22 località del paese hanno chiuso la parentesi della paura e del coprifuoco serale per tornare a popolare la notte di famiglie, anziani e frotte di giovani, fra cui tante ragazze, mai viste così numerose per strada ad applaudire, ballare e cantare.

Lo sforzo organizzativo del ministero della Cultura e di diverse istituzioni nazionali, comprese le forze dell’ordine e una miriade di volontari, è stato gigantesco: 53 paesi presenti, migliaia di artisti e di invitati, centinaia di giornalisti e oltre trecento spettacoli (musica, danza, teatro, sfilate di moda) in diverse località, oltre a mostre, colloqui, gruppi di lavoro di scrittori, cineasti e disegnatori di fumetti, alla fiera dell’artigianato d’arte, alla parata di carri allegorici all’apertura. Il festival di luglio è stato preceduto, dal 21 al 29 giugno, dal secondo festival internazionale della letteratura e del libro per la gioventù, che ha riunito scrittori e poeti africani di fama internazionale: Tanella Boni, Eugène Ebodé, Gabriel Oukoundji, Nafissatou Dia Diouf, Mbaye Ndongo, Anouar Benmalek, Thierry Sinda, Fatima Elghorra, Osmane Diarra, André Brink, etc. Le mostre, superbamente allestite nei padiglioni della fiera internazionale di Algeri, proseguiranno fino al mese di agosto: fumetti, design, arte contemporanea, architetture in terra. L’organizzazione di quest’ultima ha permesso di costituire un archivio fotografico digitale di 6000 foto oltre alla scansione laser di alcuni edifici tutelati: uno strumento prezioso di conservazione della memoria, di divulgazione e d’ausilio ai lavori di restauro.
Il programma di spettacoli, che ha riunito un pubblico numerosissimo nei diversi spazi allestiti nella capitale ed altrove, proponeva una carrellata di star intercontinentali : Salif Keita, Cesaria Evora, Safy Boutella, Youssou N’dour, Djamel Laroussi, Hasna Bécharia, Ismael Lo, Omar Saza, Manu Dibango, il gruppo Kassav, Cheb Bilal, Amazigh Kateb, Mory Kanté, Ray Lema, etc, oltre a diversi gruppi musicali e troupe di ballo, e al re del rai Khaled, che si è prodotto davanti ad una folla in delirio. Una menzione speciale va allo spettacolo d’apertura, firmato dal coreografo Karim Ouali, con la partecipazione di cantanti e attori di primo piano (fra cui Isabelle Adjani), e di numerosi coristi, ballerini, acrobati, funamboli: magnifico e commovente. La replica per il grande pubblico ha visto l’enorme sala della Coupole 5 juillet, quasi uno stadio coperto, piena all’inverosimile. Alcuni corrispondenti stranieri hanno commentato: “gli algerini sono dei maghi”. Gli algerini e le algerine si sono riappropriati dello spazio pubblico, nella gioia e nella disciplina. Nessun incidente di rilevo da segnalare, organizzazione e comunicazione all’altezza dell’evento.
Questo festival, il Panaf, una sfida vinta per il paese, è stato un grande esempio di vitalità e creatività. Che lascerà, oltre a piacevoli ricordi, un’esperienza di lavoro condiviso, un villaggio degli artisti appositamente costruito alla periferia ovest della capitale e che sarà utilizzato per incontri fra artisti, tante opere d’arte contemporanea ed attrezzature per spettacoli, una raccolta inedita di racconti africani sotto forma di fumetti, la re-edizione di circa duecento opere letterarie, una ricca documentazione (riviste, cataloghi, manifesti, foto), film, documentari, pièce teatrali. In attesa della pubblicazione degli atti dei colloqui (antropologia, Frantz Fanon, lotte di liberazione africane, edizione, teatro, donne africane e sviluppo). Forse ha ragione un editorialista del primo quotidiano nazionale in lingua francese, El Watan: l’ottimismo è permesso, “il terzo Panaf è cominciato”.