«Si è visto per lungo tempo il viaggio d’esplorazione come un atto di eroica follia, il frutto delle ardimentose imprese di ulissidi della modernità, dimenticando che quell’atto è anche lo strumento attraverso il quale le potenze europee si accingevano a dare una non disinteressata forma al resto del mondo, determinandone i confini e tracciandone per la prima volta le mappe».

Dopo aver approfondito i viaggi di istruzione e diletto, Attilio Brilli ci mette in contatto con un altro tipo di esperienza: il viaggio di esplorazione e conquista che nell’età moderna gli europei intrapresero, prevalentemente per mare, oltre i confini delle mappe del mondo conosciuto verso la scoperta di nuove terre: viaggi il cui fine erano sì la conoscenza e lo studio ma soprattutto la conquista e lo sfruttamento, quando non la rapina. America, Australia, Africa, India: nei libri e nelle relazioni di conquistadores e mercanti, letterati e negrieri, così come nel controcanto ironico dell’invenzione letteraria (con Robinson Crusoe e Gulliver), è scritta la secolare avventura, insieme affascinante e ignobile, del predominio europeo sul globo.

 

Attilio Brilli è professore ordinario di Letteratura inglese e americana nell’Università di Siena ad Arezzo, ha pubblicato per il Mulino «Quando viaggiare era un’arte» (1995), «Il viaggiatore immaginario» (1997), «La vita che corre. Mitologia dell’automobile» (1999), «Un paese di romantici briganti» (2003), «Viaggi in corso» (2004), «Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale» (2006, premio Hemingway e premio Lawrence), «Il viaggio in Oriente» (2009).

 

Dove finiscono le mappe. Storie di esplorazione e di conquista, Collana "Intersezioni", Il Mulino, 2012, pp. 244