C’è anzitutto la soddisfazione di avere, come prossimo governatore della Banca d’Italia, un socio del Mulino, che molto ha dato al lavoro della nostra Associazione, della casa editrice e delle sue pubblicazioni.

Ma c’è anche la soddisfazione per l’esito positivo di una vicenda a tratti sconcertante quando non umiliante per il buon nome del Paese.La Banca d’Italia è parte di un ”sistema europeo” che governa la moneta che accomuna più di 300 milioni di persone. E sappiamo bene che da due anni si sono accumulate molte gravi questioni che attendono ancora soluzione da parte dei governi e da parte della Banca centrale europea. Anche per questo era per noi essenziale che la sostituzione di Trichet a Francoforte e quella successiva di Draghi a Roma fossero all’insegna della qualità delle persone. Dove “qualità” di questi tempi significa molte cose. Provo al elencarne alcune che ritengo essenziali.

Anzitutto, le doti personali che emergono da un buon curriculum formativo: dove e con chi hai studiato. C’è Federico Caffè come maestro di Mario Draghi e di Ignazio Visco alla “Sapienza”. Quindi, le doti professionali che ti sono riconosciute dalle persone con cui lavori: quanto sai dare agli altri e non solo riceverne. Ma anche la capacità di valutare le questioni che devi affrontare e la loro concreta rilevanza. Mai come oggi è importante riuscire a distinguere – nel grande”rumore” dell’economia globale – quali sono i fattori determinanti di cui occuparsi in modo prioritario. Infine, l’abilità nel produrre “soluzioni cooperative” a problemi che ormai, come tutti vediamo ogni giorno, eccedono la sovranità di ciascun Paese.

Il nuovo governatore della Banca d’Italia – come è confermato da quanto ha scritto per la nostra Rivista, e ricordo qui una sintesi delle ricerche che aveva diretto nei suoi cinque anni all’Ocse intitolata Perché non si può crescere senza ricerca («il Mulino», n. 1/2003) – condivide da sempre la necessità, tante volte sottolineata anche da Draghi, di dare priorità all’obiettivo della crescita. Grazie alla crescita possiamo rendere sostenibile, anche da un punto di vista sociale, il rientro da un grande debito pubblico. Il nuovo governatore della Banca d’Italia ha ben presenti, come dimostra ciò che ha scritto sull’economia italiana, le condizioni alle quali il nostro Paese potrà ritornare a crescere. Ha ben chiaro  il gioco di squadra che nei prossimi anni deve collegare via Nazionale con Francoforte e quindi con il board guidato da Draghi.

I problemi che Draghi e Visco dovranno affrontare nei prossimi tempi non avrebbero potuto essere più gravi. Ma almeno ora ci sono tutte le premesse per una buona intesa e per un’efficace condivisione delle priorità e delle azioni conseguenti.