Alla guerra del Nobel. "Un traditore non può ricevere un premio Nobel", "un bieco servitore del partito che si è sempre preoccupato di tutto fuorché delle esigenze della gente comune non ha diritto ad essere paragonato a un eroe come Liu Xiaobo". Sono queste alcune delle motivazioni con cui un gruppo di dissidenti cinesi ha chiesto all'Occidente di non prendere in considerazione la candidatura{C} dell'attuale vicepresidente della Banca Mondiale per l'assegnazione del prossimo premio Nobel per l'Economia. Eppure la Cina ha sognato per anni questa occasione: ricevere un premio dall'elevatissimo valore simbolico e poterlo festeggiare in tutto il Paese. Vale a dire quello che non ha potuto fare lo scorso anno, quando si è ritrovata a dover nascondere in patria e a protestare all'estero per il riconoscimento del Nobel per la Pace a un "pericoloso criminale nemico della nazione": Liu Xiaobo, appunto.

I dissidenti hanno espresso il proprio disappunto in una lettera inviata alla fondazione americana Laogai, un'associazione che si occupa della promozione della tutela dei diritti umani in Cina. Dal loro punto di vista, Yifu Lin si sarebbe guadagnato l’attuale notorietà dopo aver dimostrato di essere un fedele servitore del Partito comunista cinese. Pur riconoscendo la stima tributata a Lin sia in patria che all'estero come esperto di economia internazionale, i dissidenti hanno ribadito che se il vicepresidente della Banca Mondiale avesse veramente a cuore il destino della Repubblica popolare, allora non si occuperebbe esclusivamente di crescita economica e sviluppo sostenibile, ma si ricorderebbe che, per andare avanti, la Cina ha bisogno di tutelare anche diritti umani, libertà religiosa e di espressione, e riforme sociali. Argomenti che, da sempre, Yifu Lin pare non essere interessato ad affrontare. Evidentemente per non infastidire i burocrati di Pechino. Per i dissidenti che hanno firmato la lettera di protesta assegnare il Nobel a Yifu Lin sarebbe "uno smacco per tutti quei cinesi rimasti vittime del modello di crescita che l'economista della Banca Mondiale vorrebbe a tutti i costi esportare".

In effetti, la figura di Lin potrebbe sembrare un po' anomala nel ventaglio dei fedelissimi del partito spediti in tutto il mondo per sostenere gli interessi della Cina. Quando, nel 2008, venne nominato vicepresidente della Banca Mondiale, il primo non europeo o americano, la stampa internazionale lo definì un "comunista atipico": nato e vissuto a Taiwan fino a quando, nel 1979, a 27 anni, abbandonò la patria, la moglie e i figli per raggiungere a nuoto la Repubblica popolare. Dopo il master in economia marxista conferitogli dall'Università di Pechino, si spostò immediatamente negli Stati Uniti per continuare a studiare economia a Chicago e a Yale e tornare poi negli anni Ottanta in una Repubblica popolare che era appena uscita dalla débâcle della Rivoluzione culturale come primo cinese in possesso di un dottorato di ricerca in economia, disponibile a mettere le sue conoscenze al servizio di una nazione finalmente pronta a parlare di riforme. Fu proprio in quel momento che Yifu Lin cancellò completamente il suo passato da studente nazionalista e promettente ufficiale dell'esercito "ribelle" taiwanese per mettersi al servizio della sua nuova patria. E furono gli anni in cui studiò da vicino i successi delle riforme economiche cinesi a convincerlo della necessità di un "approccio graduale al cambiamento" e del fatto che sia impossibile, a priori, individuare quale sia il sistema di governo migliore per implementare con successo le riforme, giustificando senza mezzi termini i metodi autoritari di Pechino.

Oggi l'aver giustificato il regime in più occasioni e l'aver rinnegato il suo passato, continuando a trascurare il fatto di non poter mettere piede a Taiwan da quanto è stato emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per diserzione, gli sono costati la lettera di protesta di sedicenti dissidenti cinesi. Tuttavia, è molto difficile che l'Occidente prenda in considerazione la loro richiesta: come potrebbero boicottare il Nobel per il vicepresidente della Banca Mondiale? E soprattutto: chi sono questi dissidenti? Liu Xiaobo, Ai Weiwei, Li Hai, Hu Jia, Liao Yiwu e tanti altri sono persone che hanno pagato sulla loro pelle il prezzo delle loro idee, senza nascondersi dietro l'anonimato dei forum.