Nelle compagnie di amici c’è sempre quello che si crede simpatico e a un certo punto, dopo aver chiesto silenzio tintinnando col coltello sul bicchiere, si alza ed esclama la fatidica frase: «Sentite questa».
Non c’è quotidiano o sito d’informazione che nei giorni scorsi non abbia ripreso la notizia del saluto fascista col quale un calciatore ha esultato sul campo di calcio di Marzabotto, esibendo la t-shirt con la bandiera della Repubblica di Salò indossata sotto la maglia della squadra.
Milivoje Ametovic, per non partecipare alla guerra in Bosnia, lascia la famiglia e nel 1994 arriva in Italia, clandestino. Vive di espedienti. Nel 1997 si sposta in Toscana a seguito di un contratto di lavoro a tempo indeterminato in un’azienda della zona. La sua famiglia gli chiede di raggiungerlo, e nel settembre 2001 ci riesce.
Gian Luca Fruci e Carmine Pinto nell’articolo pubblicato su queste pagine hanno ribadito gli argomenti dei tanti autorevoli studiosi, tra cui loro, che hanno stigmatizzato le recriminazioni neoborboniche che da tempo fioriscono a Mezzogiorno,
Luigi Pedrazzi lascia un segno profondo, una traccia indelebile di una vita straordinariamente generosa. Generosità, ironia, dialogo e leggerezza fondati su un impegno intellettuale, morale, civile e religioso di altissimo livello e straordinaria profondità