Il Consiglio dei ministri, dieci giorni fa, ha approvato la delibera che abolisce i voucher per pagare i lavori temporanei. Si è trattato di una decisione tutta politica per evitare conflitti in questo delicato momento della legislatura, giacché gran parte delle forze politiche si dichiara consapevole della necessità di una nuova regolamentazione del lavoro occasionale. Il timore di molte persone è quello di far ripiombare nell’economia sommersa attività precarie, tipiche della gig economy, che occupano oggi un numero consistente di giovani, di immigrati e quote deboli del mercato del lavoro. Se all’abolizione dei voucher non segue rapidamente l’istituzione di nuovi strumenti per regolarizzare e far emergere i lavori temporanei, a progetto eccetera, questi lavoratori si troveranno in condizioni ancora peggiori rispetto alle attuali. Del resto convivere con l’incertezza, generata non solo dalla struttura del mercato del lavoro ma anche dalla rapidità e imprevedibilità del cambiamento tecnologico, rappresenta una caratteristica di quest’ultimo decennio.
Il clima di incertezza ha ormai subito una sua storicizzazione e normalizzazione ed è quindi almeno in parte indipendente dal ceto, dal genere o dal livello di istruzione, sebbene queste categorie rimangano dirimenti nel fornire risorse rispetto alla capacità di gestire l’imprevedibilità e all’abilità del navigare a vista.