Stupiscono alcune reazioni alla sentenza su Mafia Capitale, soprattutto quelle espresse da esponenti politici. Come se non riconoscere l’articolo 416 bis e l’aggravante mafiosa rendesse meno rilevanti le responsabilità penali sin qui accertate dai giudici. La sentenza ha provato la presenza di crimini assai gravi, comminando pene molto severe, in particolare agli imputati appartenenti al “mondo di sopra”.
La notizia del gestore di uno stabilimento balneare di Chioggia che, in varie e sgradevoli forme, inequivocabilmente documentate dalla stampa nazionale, ha inneggiato al fascismo, col consueto corollario di gravi affermazioni razziste e xenofobe, è forse l’occasione per riflettere sul troppo disinvolto rapporto che a volte il turismo intrattiene con simboli, miti ed espressioni del regime fascista.
Sono trascorsi oltre trent’anni da quando il prefetto Emanuele De Francesco, chiamato al posto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla guida dell’allora Alto commissariato antimafia, commise l’ingenuità di rispondere alla domanda di un cronista su quando poteva realisticamente attendersi la sconfitta di Cosa nostra. «Nel 2000», disse con onestà.
È utile che sul tema della partecipazione elettorale si sia aperto un accenno di dibattito, a partire dalle analisi offerte dall’Istituto Cattaneo sulla recente tornata di elezioni amministrative.
BS: Partirei da una domanda semplice, almeno in apparenza: a più di quindici anni da un suo libro intitolato «L’arte di curare la città», come stanno le nostre città?
PLC: Faccio una piccola premessa, prima di risponderle. Per capire come stanno le nostre città dovremmo infatti cercare di vedere quali sono le dinamiche economiche di piccolo cabotaggio che oggi ne caratterizzano il cuore storico.