Tornare alla proporzionale? Vantare improbabili meriti maggioritari? Di che cosa si sta parlando? Facciamo il punto nella solita confusione derivata sostanzialmente dall’assenza di conoscenze minime in materia elettorale. Qualche volta mi piacerebbe sentire dalla persino troppo viva voce di molti dei protagonisti quale libro oppure anche soltanto quale articolo hanno letto sui sistemi elettorali.
Quando lo scenario politico cambia con tale velocità e imprevedibilità, l’errore fatale dell’analisi politica è quello di affidarsi per inerzia e conformismo a parole e categorie fossilizzate, cercando di adattarle a tutti i costi a una cronaca quotidiana le cui logiche,
Dalla complicatissima sequenza politica che sembra concludersi con la formazione del nuovo governo, trapela un elemento particolarmente interessante. In estrema sintesi, abbiamo assistito alla trasformazione di una crisi politica per certi versi inedita, in una crisi parlamentare che sembrava quasi classica, da Prima Repubblica.
Oltre 73 mila iscritti alla «piattaforma Rousseau» hanno cliccato «sì» al Conte bis e così oltre 60 milioni di italiani avranno un governo. Il giorno prima della votazione, Luigi Di Maio aveva motivato la base digitale con queste parole: «Il mondo aspetta questa espressione democratica del vostro voto per conoscere il futuro dell’Italia».
Riconosco ai partiti e ai non-partiti con il loro non-statuto, ai movimenti più o meno personali e personalizzati, a tutte le associazioni politiche il diritto a scegliere come regolamentare la loro vita interna in qualsiasi forma e modalità preferiscano.