Nonostante il bicentenario della nascita di Marx abbia ravvivato l’interesse per alcuni filoni del marxismo e per il comunismo, oggi che alla base delle difficoltà di tutte le sinistre e dell’intero schieramento democratico c’è un disorientamento più generale,
Dall’8 agosto al 17 settembre: i «quaranta giorni», potremmo dire, che sconvolsero non solo la politica italiana, ma anche il Partito democratico. Ancora alla fine di luglio, dopo le elezioni europee e con il governo gialloverde saldamente in campo, si riuniva l’Assemblea nazionale del Pd,
C’è un aspetto della crisi della sinistra che ha a che fare non tanto col suo statuto ideologico e il suo profilo storico, quanto con le conseguenze politiche del suo essere in crisi. È un aspetto legato alle conquiste della sinistra riformista del secolo scorso, conseguite con la mediazione della rappresentanza democratica, attraverso la revisione e l’adattamento degli assunti ideologici di partenza.
Le prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna assumono, per unanime convinzione degli osservatori, il valore di un test emblematico sia per le trasformazioni in atto nella periferia italiana, sia per la tenuta del governo. L’Emilia-Romagna, infatti, appartiene, con la Toscana e l’Umbria, a quel blocco di regioni italiane che, dal 1970, sono state guidate senza soluzione di continuità da esponenti della sinistra e poi del centrosinistra, finendo per costituire il cuore della subcultura politica «rossa».
Negli anni Ottanta del secolo scorso la tradizione internazionalista del comunismo mondiale tramontò definitivamente, pur essendo ancora invocata nella retorica sempre più vuota di significato dei partiti-Stato del blocco sovietico e di gran parte dei partiti attivi in Occidente e nel Terzo Mondo.