Immaginate di stare tornando a casa, dopo un aperitivo con gli amici. È una di quelle serate di ottobre che sembrano ancora estive, in una qualsiasi città d’Italia. Vi arriva sul telefonino una notifica dalla nuova app dell’Inps. Vi dice che, nelle ultime 48 ore, siete entrati in contatto ravvicinato (a meno di due metri) con individui positivi al Covid-19
L’emergenza in atto ha portato alla luce in modo drammatico le difficoltà che il sistema di Welfare italiano incontra sia nel proteggere davvero tutti i tipi di lavoratori dalla perdita, o riduzione, del lavoro e relativo reddito, sia nell’elaborare forme di protezione innovative per le nuove figure sociali che si trovano ad affrontare i cosiddetti “nuovi rischi”
Quando si parla di diritto alla salute, di solito si pensa a due cose: che le istituzioni mettano in atto una serie di misure appropriate per prevenire il più possibile che le persone si ammalino e che quando ci si ammala si possa essere curati
Quando a posteriori rifletteremo sull’esperienza dell’infezione da Covid19, uno dei primi elementi da mettere sul banco degli imputati dovrà per forza essere quello della comunicazione, a tutti i livelli.
Il virus giustifica la limitazione della libertà di circolazione. È limitata all’immediatezza delle rispettive abitazioni (non tutte confortevoli o salubri), nel comune di residenza in Italia, nella sospensione dello spazio Schengen in Europa.