L'8 e 9 maggio, a Milano, si è tenuta la prima “fiera del divorzio” del nostro Paese. La notizia è stata ripresa anche dal "New York Times", che nel titolo celebrava l'evento come segno di un cambiamento profondo della cultura italiana, centrata su una visione di famiglia profondamente ispirata dalla chiesa cattolica.
Nel bel saggio di Galli della Loggia sulle date capitali della vicenda italiana del Novecento, fresco di stampa, si sottolinea come, con quelle giornate, si aprisse una fase nuova della storia politica del Paese. C’è tuttavia, a mio avviso, un altro aspetto interessante, ed è l’elemento di sorpresa dovuta al coagulo di molti elementi che, fino a quel giorno, non avevano composto un quadro plausibile e unitario.
La campagna elettorale per le scorse elezioni regionali, con il silenzio forzato dei programmi di approfondimento politico, ci ha mostrato paradossalmente un’accelerazione nell’evoluzione del nostro sistema mediatico. Il bisogno aguzza l’ingegno, si dice. È successo così che proprio lo stop ai talk-show politici deciso dal CdA Rai ha costituito l’occasione per aprire spazi alternativi sulle Tv satellitari o digitali terrestri, e, appunto, sul web.
La Chiesa cattolica continua a farsi male da sola. Le mezze ammissioni, le richieste parziali di scuse (perché una lettera rivolta solo alla Chiesa irlandese e non a tutte le Chiese del mondo, ad esempio?), i faticosi distinguo e la puntigliosa ricerca di appigli statistici per dimostrare che, tutto sommato, la pedofilia non è più diffusa nella Chiesa cattolica e tra i religiosi di quanto non sia altrove.
In diverse occasioni, l’Associazione «il Mulino» e le istituzioni che a essa fanno capo si sono occupate della situazione che il nostro Paese sta attraversando. Con la produzione di tanti libri di studio e di ricerca da parte della Società editrice, di molti progetti di ricerca da parte dell’Istituto Cattaneo, di molti articoli e interventi da parte della rivista «il Mulino» e delle altre riviste edite dall’editrice,