Confusione e improvvisazione formano la cifra stilistica di questa fase politica: Loredana Sciolla e Bruno Simili hanno fatto bene a farne oggetto di critica. Ma non c’è soltanto confusione e improvvisazione. In uno dei tanti campi d’intervento toccati dalla manovra anti-crisi il governo ha deliberato con lucidità, determinazione e coerenza. Visto il coro delle critiche che si è levato contro il decreto del 13 agosto, la cosa ha del sensazionale.
Dipenderà almeno in parte dalla pausa estiva. Ma il termometro politico ed economico del Paese sembra impazzito, dominato com’è da una caciara fastidiosa e ripetitiva. La crisi che, ci era stato spiegato, non ci aveva toccati troppo seriamente grazie ai presunti fondamentali della nostra economia, all’improvviso si è rilevata in tutta la sua gravità. Colpa dell’andamento generale e dei difetti che sempre più difficilmente si riescono a nascondere dei sistemi di capitalismo. Colpa delle agenzie di rating che fanno il brutto e il cattivo tempo non senza conflitti di interesse.
Negli ultimi dieci anni, tra le grandi questioni che vengono dibattute dalle agenzie internazionali nel campo del contrasto alla violenza basata sul genere e sull’orientamento sessuale – tra cui anche, per esempio, le mutilazioni genitali femminili, il traffico di esseri umani, l’aborto selettivo dei feti femmine, e così via – è emersa con forza quella dei crimini di "cosiddetto" onore, i "so-called honour crimes", come si dice nel tentativo di salvare la parola onore dalle violenze che essa giustifica in giro per il mondo.
Una maggioranza che non perde occasione per definire la Costituzione una gabbia troppo stretta, da modificare e comunque bypassare in nome di una supposta “Costituzione materiale”, che la calpesta quotidianamente quando si tratta di violare i diritti civili e di libertà degli individui (si veda da ultimo la legge sul, o meglio contro, le disposizioni di fine vita, che violano gli articoli 2 e soprattutto 13 sul diritto inviolabile alla propria integrità).
Nel giro di un mese i tassi di interesse sui titoli di Stato decennali italiani (Btp) sono passati dal 4,82 al 5,83%. Lo spread su quelli tedeschi (Bund), considerati i più sicuri, si è allargato da 1,87 a 3,14 punti. Un anno fa il tasso era al 4,06% e lo spread all’1,38. Anche per la Spagna, che paga interessi più alti dei nostri, lo spread si è allargato, ma in misura minore. La stessa Francia, sempre molto vicina ai tassi tedeschi, ha avuto un piccolo allargamento di spread.