Si può discutere di riforma elettorale senza che diventi una ordalia, senza l’ebbrezza di tuffarsi nella solita marea di luoghi comuni? A vedere come sono andate sino a oggi le cose, verrebbe da dubitarne, ma vogliamo continuare a credere che qualche angolo per ragionare sia rimasto anche nel tormentato quadro della politica italiana attuale.
Esiste da tempo una “questione settentrionale” per quanto riguarda il fenomeno mafioso: lo testimoniano lo scioglimento delle giunte di Bardonecchia, Ventimiglia, Bordighera, Desio e le numerose indagini che hanno portato ad arresti d'ingenti proporzioni
Mi scrive la mia amica Elisabetta Barrella: "Mi sa che con le primarie noi del Pd ci complichiamo la vita". Non è che le primarie complicano la vita, cara Elisabetta. È la vita che è complicata, cioè non è più quella di un tempo.
Dal complesso delle primarie (ognuna delle quali presenta caratteri specifici e nasconde dinamiche peculiari) emerge la vera novità del tempo che viviamo: i partiti (non solo il Pd) non possono più guidare questi processi.
Non brilla per chiarezza il recente decreto-legge in materia di semplificazione e di sviluppo (9 febbraio 2012, n.5). Nonostante l’abile assemblaggio della Presidenza del Consiglio, l’eterogeneità delle proposte di ben 10 ministeri (4 proponenti e 6 concertanti: 10 uffici legislativi in azione),
Quello che è sfuggito alla maggior parte dei commentatori che in questi giorni sono intervenuti sugli scontri in valle di Susa è che la Tav di cui oggi si parla è una cosa molto diversa dalla Tav contro cui la valle insorse nel 2005. Allora si trattava di un’opera imposta senza alcun confronto con i territori interessati, oggi invece siamo di fronte a un progetto che è stato ridiscusso punto per punto per ben cinque anni tra tecnici di fiducia di tutte le parti coinvolte compresi i sindaci della valle.