Il Decreto con cui dal ministero da lui a quel tempo presieduto Lorenzo Fioramonti, il 23 dicembre scorso, ha stabilito norme e limiti ai corsi di laurea universitari in modalità telematica – in particolare con il comma 1 dell’articolo 1 – deve essere giudicato, ci sembra, assai positivamente. Almeno da parte di chi, nei corsi di studio (e nei vari dipartimenti) ha a cuore la formazione degli educatori socio pedagogici
Un recente studio dell’Istat ha messo insieme diversi indicatori raccolti in 12 domini per misurare il “Benessere equo sostenibile” (Bes). La misura riguarda aspetti ritenuti importanti per la qualità della vita dai cittadini che, interrogati per la consultazione, hanno contribuito alla definizione finale. I domini considerati maggiormente significativi dal campione, con punteggi molto elevati, in una scala da 0 a 10, sono quelli relativi alla salute, all’istruzione e formazione e alla sicurezza personale: tre capisaldi del benessere individuale.
L’articolo con cui, sul «Corriere della Sera» del 4 gennaio scorso, il grecista Walter Lapini contestava la tendenza degli atenei italiani a inquadrare immediatamente nei propri ruoli di insegnamento stabili i vincitori dei cospicui finanziamenti alla ricerca erogati dallo European research council ha suscitato un ampio e aspro dibattito. Da un lato, si è contestato l’atteggiamento liquidatorio, spesso al di là del lecito, nei confronti di un programma di sostegno alla produzione di conoscenza utile, trasparente e meritocratico
Sono stati resi noti i risultati dell’edizione 2018 del Programme for International Student Assessment (Pisa) dell’Ocse. Pisa è un’iniziativa internazionale – promossa dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico – che prevede la rilevazione (con cadenza triennale, a partire dal 2000) dei livelli di competenza in lettura, matematica e scienze dei quindicenni scolarizzati.
Il 3 maggio scorso «la Repubblica», in un articolo dedicato alle competenze degli studenti di terza media, recitava: «Istat, ragazzini promossi ma ignoranti. Il 34% alla fine della terza media non ha competenze sufficienti». Ancora più allarmista il «Corriere della Sera»,