Da più parti si è salutato il referendum indetto da Tsipras per domenica prossima come una vittoria per la democrazia in Europa, o addirittura il risveglio di una sopita e mortificata sovranità nazionale, contro i poteri oligarchici e l'ideologia neoliberista che dominano da troppo tempo le sorti dell'Unione europea. Rimettere la palla ai cittadini, quando così tanto e così importante è in gioco, sarebbe semplicemente la cosa giusta da fare per chi crede nel principio della sovranità popolare.
Sul numero 1/2015 del «Mulino» ho avuto occasione di scrivere qualche riga a proposito del recente volume di Brendan Simms dedicato alla contesa per la supremazia in Europa dal XV secolo a oggi. È un libro non privo di difetti, ma che ha il grande merito di richiamare l’attenzione del lettore su alcuni concetti classici della politica internazionale e della storiografia politico-militare che ha fra i suoi antecessori Tucidide e Machiavelli.
Molte delle difficoltà attuali, nelle drammatiche vicende dell’immigrazione che si svolgono nel Mediterraneo e hanno ripercussioni in tutta Europa, risiedono nella distinzione tra migranti economici e richiedenti asilo.
Sul piano giuridico è tutto chiaro: il profugo fugge da una delle persecuzioni elencate nella Convenzione di Ginevra del 1951 (ad esempio per motivi politici o religiosi) e, presentando domanda alle autorità competenti,
L’irrompere delle migrazioni africane e mediorientali ha posto una serie di delicate questioni alla Comunità europea di cui è evidente testimonianza il recente documento approvato il 13 maggio dalla Commissione europea (A European Agenda on Migration).
Questo documento ha il merito di non perdere di vista la fondamentale distinzione tra azioni di emergenza e azioni di lungo periodo nel trattare un problema così delicato, come quello delle migrazioni internazionali,
Le notizie incrociate che vengono da Bruxelles e Atene non sono buone. Nonostante le dichiarazioni di facciata, le istituzioni europee si stanno preparando per la possibile uscita della Grecia dall’area euro, un fatto dato per più che probabile dall’industria finanziaria. In Grecia intanto ci si barcamena come si può, cercando di guadagnare tempo, tra mancanza di liquidità, pagamenti in scadenza e cambiamenti nella delegazione che discute con i successori della Trojka.