Fine anno. Approfittando delle feste, il governatore siciliano decide di fare il rimpasto per accordi tra i partiti che lo sostengono, sostituisce due assessori, tra cui l’unica donna presente nella giunta, per dare due posti da assessore ai partiti.
“O moriamo di fame o moriamo di Coronavirus”, ci ha detto R., abitante del campo di Cupa Perillo a Scampia.
Questa frase, dura ma efficace, è la conclusione di una lunga chiacchierata che abbiamo avuto la scorsa primavera, durante la prima fase di lockdown, con una donna rom che abita a Napoli
Settembre, tempo di vendemmia. Tempo in cui nelle colline di Francia, Spagna, Portogallo, Italia e Canton Ticino si sente il suono rapido e costante delle forbici che tagliano l’uva, un grappolo dopo l’altro, un filare dopo l’altro
Carlo Cunegato scrive in questi giorni in un suo post: "Cosa è successo ad Asiago? [Poco tempo fa] due manifestazioni partecipate da migliaia di persone contro la chiusura dei reparti dell’ospedale. Come è noto, o dovrebbe, la sanità è gestita dalla regione, quindi da Zaia. Ecco, ad Asiago Zaia prende l’83,88%, a Gallio, dove qualche giorno fa una donna ha partorito in casa, arriviamo addirittura al 89,4%".
Come non partire da osservazioni come questa per capire la faglia storica a cui stiamo assistendo?
Sarebbe profondamente sbagliato ridurre a una semplice polemica estiva l’opposizione di Vittorio Sgarbi all’affidamento a Stefano Boeri di un “piano strategico” per rendere Urbino maggiormente degna di essere un sito Unesco