Nella modernità liquida il tempo non è né ciclico né lineare, come normalmente era nelle altre società della storia moderna e premoderna, ma invece «puntillistico», ossia frammentato in una moltitudine di particelle separate, ciascuna ridotta ad un punto.

Viviamo in un perpetuo e trafelato presente, in cui tutto è affidato all'esperienza del momento, e in cui la perdita di senso del tempo si accompagna allo svuotamento dei criteri di rilevanza che fanno distinguere l'essenziale dal superfluo, il durevole dall'effimero. E la nostra identità di persone, ieri faticosamente costruita su un progetto di vita, può essere oggi assemblata e disassemblata in modo intermittente e sempre nuovo, alla stregua di «un pacchetto pay per view». Dato questo sconsolante scenario, è dunque un'occasione preziosa quella che Bauman ci offre ora, invitandoci, almeno per il tempo della lettura, a sospendere le nostre vite di corsa per riflettere sulle questioni che ci riguardano più profondamente: bisogni e felicità, memoria e oblio, fondatezza e inconsistenza, costrizione e libertà.

Professore emerito di Sociologia nell'Università di Leeds, Zygmunt Bauman è uno degli intellettuali più ascoltati del nostro tempo. Tra i suoi libri più recenti in italiano: Consumo, dunque sono e Modus vivendi. Inferno e utopia del mondo liquido, entrambi pubblicati da Laterza nel 2008.

 

Collana Voci, Bologna, Il Mulino, pp. 104, euro 10.