Elezioni e incantesimi. Potrebbero essere contati i giorni del governo Ahmadinejad. Il 26 giugno il procuratore generale della Repubblica islamica ha dichiarato che probabilmente non fermerà la serie di arresti di membri del governo. Il giorno dopo 100 parlamentari hanno convocato il presidente Ahmadinejad in parlamento per interrogarlo. Esattamente nello stesso luogo dove una settimana prima gli stessi parlamentari avevano rifiutato di alzarsi quando il presidente era arrivato per difendere un suo candidato ministro. Secondo la stampa iraniana, il conflitto che oppone da una parte il governo e dall'altra il parlamento ed il dirigente supremo Khamenei sarebbe dovuto agli interessi stranieri, alla corruzione dilagante e alla “stregoneria” che, sempre secondo i media, dominano l'azione dell'esecutivo. Al centro delle accuse contro il governo si trovano il primo vice-presidente Rahimi, il capo di gabinetto Baqaei, ed Esfandiar Rahim Mashaei, il più stretto alleato del presidente. Il primo è coinvolto nell'affare di corruzione di Fatemi Street, il secondo è stato fotografato con simboli americani, mentre Mashaei sarebbe un genio malizioso che ha stregato il presidente con ideologie non islamiche.

Tali imputazioni rivelano in realtà un profondo disaccordo economico e politico fra le istituzioni della Repubblica islamica. L'esecutivo di Ahmadinejad incarna un nuovo Iran. Economicamente ha ricevuto gli applausi della Banca mondiale per l'abolizione dei sussidi, mentre Baqai e Mashaei provano ad attirare fondi dalla diaspora iraniana anti-regime. Politicamente, Ahmadinejad si è rivelato pronto a negoziati veri con gli Stati Uniti sul nucleare e sul fronte sociale ha lungamente minimizzato i controlli sul velo. Tutte iniziative politiche non gradite dall'establishment clericale. Paradossalmente l'accusa più forte riguarda la stregoneria. Mashaei avrebbe instillato nella mente del presidente l'idea che possa fare a meno del clero. Il clero sciita si presenta da sempre come mediatore fra uomini e divinità e questo ruolo ha fin'ora giustificato la sua posizione predominante nella Repubblica islamica. I “deviazionisti”, religiosi ma laici, rifiutano questa visione. Quando Ahmadinejad afferma di essere in contatto diretto col Messia, il messaggio trasmesso non è quindi un messaggio di tipo religioso, bensì un messaggio politico all'avanguardia clericale: non ci servite più.

 Per la vecchia guardia, la tendenza autonomista del governo è particolarmente preoccupante alla luce delle future elezioni parlamentari (2012) e presidenziali (2013). Avendo assistito in prima linea all'emarginazione del Movimento verde nel 2009, i conservatori temono che questa volta i figli della rivoluzione islamica approfittino delle elezioni per divorare i padri fondatori. Ahmadinejad ha già suggerito Mashaei come prossimo presidente e sta istituendo comitati locali per garantire la vittoria dei suoi alleati. Anche il licenziamento del ministro dell'intelligence Moslehi lo scorso aprile era teso a rafforzare il controllo del presidente su un ministero chiave. L'establishment clericale ha subito captato il pericolo. Khamenei ha ripristinato Moslehi e il Parlamento ha iniziato a ostruire sistematicamente l'azione dell'esecutivo, rifiutando persino la fiducia al ministro dello Sport. Il prossimo passo potrebbe essere l'impeachment del presidente, chiesto da buon numero di parlamentari. Il potere giudiziario ha già fatto arrestare decine di alleati del presidente, mentre Ahmad Jannati, presidente del potente Consiglio dei Guardiani, ha dichiarato che non permetterebbe a Mashaei di candidarsi per le presidenziali. Mashaei, riferendosi all'età avanzata dei suoi avversari, gli ha risposto in termini chiari: “Fra due anni non ci sarà più Jannati”. Con le posizioni di dirigente supremo, presidente del Consiglio dei Guardiani e presidente dell'Assemblea degli Esperti occupate da settuagenari o ottuagenari, sembra infatti assai improbabile che bastino delle manovre amministrative per fermare l'ascesa al potere di una nuova generazione per la quale l'ideologia del regime sarà l'Iran anziché l'Islam, la nazione prima della religione.