Una lezione di primarie... a uso di critici e scettici. È un vero peccato che un’opinionista così raffinata come Nadia Urbinati non riesca a guardare al di là del proprio naso quando intravede con qualche anno di ritardo, in Italia, l’avvento di un’"età delle primarie". Avesse osservato più nel dettaglio quello che accadeva a livello locale/municipale, si sarebbe accorta del suo errore, e cioè di avere elevato a regola quella che è soltanto una eccezione. Secondo Urbinati, la via italiana alle primarie è stata intrapresa non tanto per "selezionare i candidati", ma, soprattutto, al fine di "tenere alta l’attenzione dei cittadini nei confronti della politica". Per farla breve, le elezioni primarie sarebbero soltanto un efficace specchietto per le allodole. Così non è, anche se a Urbinati non pare.
Dal 2004 a oggi, a livello comunale, abbiamo assistito a 508 elezioni primarie, la maggior parte delle quali (oltre il 97%) organizzate dal Pd o dai partiti di centrosinistra nel suo insieme. E la stragrande maggioranza di queste votazioni sono servite non tanto a scaldare i cuori degli elettori, bensì a scegliere, dopo una vera competizione, i candidati sindaci. Pensi un po’, cara Urbinati: si è trattato di primarie così competitive che in alcuni e noti casi il candidato del Pd (a volte, addirittura, sindaco uscente in cerca di rielezione) è stato sconfitto da un altro candidato, rappresentante di un altro partito.
Ma pensare che le primarie italiane siano una specialità tutta nostrana, un altro prodotto made in Italy da guardare con un certo accigliato sospetto (perché la partecipazione va e fa bene, ma solo se assunta a piccole dosi e, soprattutto, se serve a non decidere mai nulla…), è un altro errore di interpretazione nel quale Nadia Urbinati cade troppo facilmente. Sono certo che dalle finestre del suo studio newyorkese la studiosa italiana abbia assistito alle faraoniche primarie statunitensi, sia a quelle presidenziali che a quelle per le tante cariche pubbliche sottoposte a elezione (dai governatori, ai senatori, rappresentanti, procuratori generali, per arrivare addirittura ai provveditori agli studi). Meno probabile, invece, è che abbia avuto occasione di osservare i tanti altri casi di elezioni primarie sparse per il mondo, dal Cile al Messico, dall’Argentina a Israele, dall’Uruguay a Taiwan, dalla Colombia alla Francia, dall’Islanda al Ghana, dalla Spagna alla Germania... Essendo uno strumento estremamente camaleontico, nel corso del tempo le primarie si sono adattate a diversi contesti, culturali e istituzionali, e hanno svolto e svolgono numerose funzioni, tra cui la mobilitazione dell’elettorato, la selezione delle candidature e, last but not least, la diffusione di informazioni politiche. Prendiamo, soltanto a mo’ di esempio, i tre ultimi casi in ordine di tempo: Germania, Honduras e Francia.
Il 10 novembre scorso la Germania ha assistito al primo caso di elezioni primarie in un partito politico. I Verdi, forti della loro Basisdemokratie, hanno organizzato primarie chiuse, riservate ai soli iscritti, per scegliere i loro candidati (un uomo e una donna) alla Cancelleria. Come debutto, le primarie tedesche hanno avuto un indubbio successo: hanno partecipato 35.065 iscritti su un totale di circa 57.000 (pari al 61,7% degli aventi diritto). Uno dei vincitori, Jürgen Trintin (71% delle preferenze), già ministro e attuale presidente del partito, era prevedibile e non ha creato sorprese. Al contrario, la vincitrice femminile, Katrin Göring-Eckardt (47% delle preferenze), vice-presidente del Bundestag e presidente del sinodo della Chiesa evangelica tedesca, ha smentito ogni sondaggio riuscendo a conquistare la candidatura femminile. Prima lezione per gli italiani: attenzione ai sondaggi, ai quali sempre più spesso sfugge l’umore degli elettori più incerti e dubbiosi.
Domenica 18 novembre l’Honduras ha organizzato le sue prime elezioni primarie dal 2009, quando un colpo di Stato costrinse all’esilio l’allora presidente Manuel Zelaya. Le primarie della scorsa domenica sono viste, giustamente, da molti osservatori come uno strumento per facilitare e rafforzare il cammino honduregno verso una stabile democrazia. Le primarie erano obbligatorie per tutti quei partiti al cui interno è presente più di un movimento (in Italia, parleremmo di fazioni, correnti o clan). Alla luce di questo curioso criterio, tre erano i partiti che hanno preso parte alle primarie per la presidenza, la vicepresidenza, il congresso, i sindaci e i seggi al Parlamento centroamericano: il Partito liberale, il Partito nazionale e il (nuovo) Partito libertà e rifondazione. La partecipazione è stata ampia e significativa, e probabilmente segnerà una tappa importante nel rafforzamento della democrazia in Honduras. Seconda lezione per gli italiani: le primarie, a differenza di quanto pensano molti scrittori e intellettuali guachistes, possono essere uno strumento di consolidamento, piuttosto che di scadimento, democratico.
Da ultimo, c’è il caso francese. Domenica scorsa, i circa 300mila iscritti dell’Union pour un Mouvement Populaire (Ump) sono stati chiamati a eleggere direttamente il presidente del loro partito in quelle che "Le Monde" ha correttamente definito "pre-primaires" (quelle vere ci saranno, quasi certamente, nel 2016). Hanno votato 176.608 iscritti, ossia il 59% degli aventi diritto. Purtroppo, nonostante l’elevata mobilitazione il voto è stato rovinato dalle accuse di brogli e imbrogli che si sono scambiati i due candidati, giunti a soli 98 voti di scarto l’uno (Jean-François Copé, 50,03%) dall’altro (François Fillon, 49,97%). Da qui arriva la terza lezione per gli italiani: anche primarie chiuse, come molti dirigenti partitici sognano, se mal regolate possono favorire pasticci, manipolazioni e confusioni.
Insomma, c’è tanto da imparare dalle tante primarie sparse e diffuse in Italia e un po’ in tutto il mondo. Basterebbe avere voglia di leggere e imparare, ma – si sa – il tempo è una risorsa sempre più scarsa, anche per le pensose editorialiste di "La Repubblica"…

 

 

“Questioni Primarie” è un osservatorio sulle primarie 2012 del centrosinistra. Un progetto di Candidate & Leader Selection, realizzato anche grazie alla collaborazione con rivistailmulino.it. Ogni settimana, sino al 25 novembre, su queste pagine verranno ripresi due dei contributi pubblicati nell’ambito del progetto, tutti disponibili, anche in formato pdf, sul sito di Candidate & Leader Selection